Politica

Dario Fo: diamo tempo ai 5 Stelle

Dalla sua casa di Milano Dario Fo continua a vivere senza alcun dubbio il suo sostegno ai Cinque stelle. Il premio Nobel della letteratura non drammatizza rotture e disaccordi dentro il Movimento e preferisce restare concentrato sugli sviluppi futuri, ricorrendo a una immagine in prima persona plurale: «Non dobbiamo diventare un animale braccato, come vorrebbero molti, ma restare in fuga, avanti agli altri».
 
Come trova lo stato di salute di M5S?
Mi pare che la situazione stia rientrando. I cinque del direttorio hanno accettato le indicazioni di Grillo che ha invitato a evitare le risse comuni, a spianare tutto e ricominciare da capo. Non si poteva andare avanti così.
 
Trova normale che la formazione della giunta Raggi sia una storia infinita?
È la prima giunta che si fa, con logiche diverse, in una città segnata da affari, convenienze e connivenze. Dove a certi livelli la prassi è lo scambio di favori e d’intrallazzi. È un altro stile, un altro linguaggio, un altro mondo…
 
Ok, però i sindaci di punta entrano tutti in attrito col Movimento. Anche questo le pare normale?
No, guardi, ci sono frizioni perché la posta in gioco è alta: è riuscire a fare qualcosa che nessuno ha mai fatto, ovvero interrompere la serie interminabile di ruberie, nefandezze e zozzerie del passato. È solo su questo che va posta l’attenzione. Non bisogna accettare ricatti da chi ha in mano gli affari sporchi di Roma, città che ha bisogno di una autentica trasformazione civile.
 
Continua a leggere l'intervista su www.avvenire.it
 


Dario Fo: Contro il terrore dell'Is come contro le stragi degli anni '70 (Intervista adnkronos.com)

 "Negli anni '70 in Italia saltavano in aria treni e stazioni ma non ci arrendemmo alla paura, se lo avessimo fatto, se ci fossimo chiusi in casa, se avessimo sospeso gli spettacoli, avrebbe vinto la strategia della tensione. Adesso bisogna fare lo stesso".

 

 

Con oltre 50 anni di palcoscenico alle spalle, fra i quali l'intensissima e drammatica stagione degli anni '70, il premio Nobel Dario Fo ammonisce così, conversando con l'AdnKronos, artisti e spettatori a non lasciarsi sopraffare dalla legittima paura dopo i sanguinosi attacchi terroristici a Parigi, in particolare quello al Bataclan mentre era in corso il concerto degli 'Eagles of Death Metal'.

Proprio negli anni '70, e poi per parte degli '80, la Compagnia Dario Fo - Franca Rame andava in scena con cautele particolari, dovute al clima dell'epoca, alla forte valenza politica, militante, dei lavori rappresentati e al personale impegno politico di Franca e Dario:

"Recitavamo solo davanti a pubblico perquisito e dopo che gli spazi erano stati controllati - ricorda Fo- e questo perchè c'erano stati dei tentativi di far saltare in aria lo spazio di Milano dove lavoravamo, la Palazzina Liberty, e nel sud era stato dato alle fiamme un cinema dove ci saremmo dovuti esibire".

"Oltre a questo c'era la situazione nazionale spaventosa, lo stragismo. Capimmo che se ci fossimo fermati avrebbero vinto loro, avrebbe vinto chi voleva che non facessimo più spettacoli, che le persone non si incontrassero, non dibattessero. La strategia era di fermare la vita pubblica, far arroccare tutti nella propria casa, isolare le persone con la paura. Invece c'è stata la reazione: nessuna compagnia si è fermata, nessun tour è saltato per questo".

Le parole di Fo rimandano al tragico bilancio dello stragismo di quegli anni, i cui capitoli più noti, ma non gli unici, furono Piazza Fontana (12 dicembre 1969), diciassette vittime; Peteano (31 maggio 1972), tre carabinieri uccisi; Questura di Milano (17 maggio 1973), 4 morti; Piazza della Loggia (28 maggio 1974), 8 morti; Italicus (4 agosto 1974), 12 morti; Stazione di Bologna (2 agosto 1980), 85 morti.

"Le persone erano perennemente allarmate e il nostro pubblico quando veniva perquisito all'entrata, cosa che facevamo 'in proprio' non con l'ausilio delle forze di polizia, forse si allarmava ancora di più ma capiva anche che in quello spazio sarebbe stato al sicuro", ricorda Fo che tratta anche questa parte della sua vicenda artistica nel libro 'Nuovo manuale minimo dell'attore', da poco in libreria per Chiarelettere.

"Le risate erano la nostra forza, quando riuscivamo a farle esplodere erano liberatorie, capovolgevano le castronate che si tentavano di imporre alla gente", prosegue Fo, ricordando poi che nelle sue messe in scena la compagnia addirittura 'giocava' con la tensione che era nell'aria:

"Fingevamo un'interferenza nei nostri microfoni, la voce di un poliziotto che ci intimava di lasciare libero il canale, innescando un 'botta e risposta'. Fingevamo che mentre lo spettacolo era in corso fuori stesse avvenendo un colpo di stato, altra concreta paura di quegli anni, con telefonate, persone che portavano notizie da fuori la sala, un alternarsi di conferme e smentite".

"La grande forza dell'Italia, degli italiani, fu il non cedere alla paura al terrore, al clima di impossibilità di condurre una vita normale: loro tentavano di creare il dramma totale, continuo, noi dimostrammo che sfidando, anche con un po' di incoscienza, la logica della paura si cambiavano le cose, e in tutto questo il pubblico non mancava anzi riempivamo gli stadi", conclude Dario Fo.

Fonte: pubblicato il 18/11/2015 alle 15:29 su  www.adnkronos.com 

 

Di seguito il video dell'intervista integrale andata in onda su Radio Cusano Campus, ripubblicata in parte sul sito del Fatto Quotidiano:

 

 

 


Un uomo bruciato vivo: Dario Fo racconta la tragica storia di Ion Cazacu

“Di questa infamità vergognosa noi, spettatori spesso indifferenti, siamo del tutto colpevoli". Dario Fo, con Florina Cazacu, rimasta orfana di padre, racconta la storia di "Un uomo bruciato vivo", il piastrellista romeno Ion Cazacu; nel dialogo a due voci pubblicato da Chiarelettere si parla di ingiustizia, soprusi e mafia nella "giungla dell'edilizia lombarda".

 

RASSEGNA STAMPA APRILE 2015

 

 

la Repubblica - 19 Aprile 2015

Morte di un uomo che si è ribellato Al di là della commozione, della pietas umana che uscita è un libro-denuncia come se ne fanno sempre meno, questo nuovo lavoro di Dario Fo...

Per leggere l'articolo completo a cura di Anna Bandettini clicca qui

Il Giorno - 17 Aprile 2015

Quell'uomo bruciato vivo perché voleva lo stipendio Era in classe, come ogni mattina, al liceo, il 17 marzo 2000, Florina Cazacu. In Romania. All'uscita, strano, vide venirle incontro la madre in lacrime...

Per leggere l'articolo completo a cura di Gian Marco Walch clicca qui

Il Fatto Quotidiano - 13 Aprile 2015

Ion Cazacu, storia di un uomo bruciato vivo Pubblichiamo un estratto di "Un uomo bruciato vivo. Storia di Ion Cazacu, dialogo tra Dario Fo e Florina Cazacu, figlia del piastrellista romeno bruciato vivo nel 2000...

Clicca qui per leggere l'articolo in PDF

Il Libraio - 8 Aprile 2015

"Un uomo bruciato vivo", Dario Fo racconta la tragica storia di Ion Cazacu "Di questa infamità vergognosa noi, spettatori spesso indifferenti, siamo del tutto colpevoli". Dario Fo, con Florina Cazacu, rimasta orfana di padre...

Clicca qui per leggere l'articolo completo 


"Gli immigrati sono un pericolo inventato" - Intervista a Dario Fo andata in onda su Radio Cusano Campus il 22/04/2015

E’ accorato nel suo appello, Dario Fo.

“In Italia abbiamo inventato un nemico: i migranti. Uomini che arrivano già disperati e che vengono schiavizzati, nel senso proprio del termine”.

Dario Fo ha concesso un’intervista a Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Degli Studi Niccolò Cusano, durante il programma ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio:

“Sì è inventato un nemico, l’emigrante. Uomini che giungono da territori a noi vicini e che vengono trattati come schiavi, con l’imposizione di regole e forme da medioevo, anzi nel medioevo erano già più evoluti”.

Si impegna in modo incredibile Dario Fo nel commentare quello che sta accadendo nel nostro Paese. Fa una pausa, chiede a un suo collaboratore di dargli dell’acqua, poi riprende: ”Lo sfruttamento della gente che arriva dall’estero è raccapricciante e nessuno ne parla. E’ tutto coperto, nascosto, dimenticato. Come la storia di Ion Cazacu, ‘Un uomo bruciato vivo’, che ho ripercorso in un dialogo con la figlia edito da Chiarelettere. Si ripete da parte nostra sugli altri quello che noi abbiamo subito quando eravamo noi gli emigranti che partivano in cerca di un futuro migliore. Questo è grottesco e tragico insieme: siamo quasi come schiavi che hanno imparato a far schiavi gli altri”.

Da Dario Fo un commento su Salvini e sul “Salvinismo“: “Sono fuori dalla storia.

Qualche mese fa è accaduto che il padrone di un’impresa ha sparato a due dipendenti dell’est che chiedevano semplicemente di essere pagati. Quei due uomini avevano la sola colpa di pretendere i propri soldi. Il capo gli ha sparato e nessuno ne ha parlato.

I romani dicevano: se non c’è un nemico, bisogna trovarlo. Il nemico trovato ora sono gli immigrati”. L’Italia secondo Fo sta diventando un Paese sempre più razzista: “Ha perduto gran parte della propria cultura e della propria civiltà. E non capiamo che perdere questi elementi significa distruggere un popolo. Ce la prendiamo con gli immigrati, ma perché ci si lamenta che siano qui? Pagano le tasse, danno vantaggio alla nostra economia e nonostante questo vengono perseguitati”.

Dario Fo ha detto la sua anche su Mafia Capitale: “La farsa oscena che oltrepassa ogni possibile bruttura con la propria insolenza criminale. E la cosa che fa veramente fremere di vergogna è il fatto che appena succedano queste cose i nostri presidenti e i nostri politici si sbrigano a chiedere nuove leggi. Sono insopportabili. Ti meraviglia la forza con cui gridano che bisogna cambiare, ma poi si dimenticano. Fanno cadere il vuoto e il silenzio”.

Dario Fo è particolarmente critico nei confronti del Premier, Matteo Renzi: “Mi impressiona la spudoratezza con cui si dice ‘io devo governare’ e per fare questo si è messo con la destra, con quello che nel tempo ha combinato un’ira di Dio. Ha approfittato di uno che in questo momento si trova nell’impossibilità di dire no, lo ha salvato e lo ha rimesso in circolo. Questa è una cosa terribile, la mancanza assoluta di umanità”.

Un ultimo commento sulla sinistra, che secondo Fo ormai non esiste più, almeno in Italia: “La sinistra si sta sciogliendo, sta scemando. Ormai, in un modo orrendo”.

Fonte articolo: http://www.tag24.it/140735-dario-fo-migranti/

Per ascoltare il podcast dell'intervista clicca qui

http://www.radiocusanocampus.it/podcast/?prog=1517

 

 


Dario Fo recita al Collisioni Festival di Barolo "La storia della tigre" e "Dedalo e Icaro"

 

Dario Fo torna in scena con due dei monologhi più rappresentati del suo repertorio: La Storia della Tigre e Dedalo e Icaro.

 

 

Dopo un accurato lavoro di riscrittura dei testi, che l’autore non rappresentava più da oltre trent’anni, il Premio Nobel li riporta sul palcoscenico per la prima volta nella nuova versione rivista e aggiornata.

La Storia della Tigre è un testo ambientato nella Cina in cui imperversavano i soldati di Chiang Kai-Shek, che l’autore di Mistero Buffo ha concepito proprio durante un viaggio in Oriente negli anni in cui Mao Zedong avviava il processo di rivoluzione culturale del paese.

Dedalo e Icaro prende spunto da un’originalissima versione del mito greco narrata da Luciano di Samosata (il cui lavoro Fo ha studiato con grande attenzione) e in quest’occasione è stata interamente tradotta in un volgare cinquecentesco dell’Italia centrale, traduzione frutto di un lunghissimo lavoro appena terminato.

Ambedue i testi trattano senza mezze misure il tema del potere delegato ad altri per non “sporcarsi le mani” pur di vivere nella comodità di quella pigrizia intellettuale che oggi come ieri alberga nelle menti degli uomini e delle donne di questo paese.

In un’epoca come la nostra, dove il risveglio delle coscienze e la presa di posizione nella società civile sembrano ormai un miraggio impossibile, in questi monologhi ritroviamo il tema quanto mai attuale della necessità di un impegno politico costante da parte dei cittadini disinformati e gabbati.

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M5S, Fo:“Mi fido di Grillo e Casaleggio ma Farage ha valori diversi"

“A Beppe Grillo darei questo consiglio: non basta un pranzo. Non basta parlare con una persona, sapessi quante volte io sono stato ingannato. Devi essere prudente prima di allearti con Farage”.

Articolo di Ferruccio Sansa - il Fatto Quotidiano 2 giugno 2014

Dario Fo, lei non sembra convinto dell’alleanza Grillo-Farage. Ma neanche pregiudizialmente contrario…

Credo che per dare un’opinione seria e onesta occorra essere informati. E pochi di noi sanno davvero chi è Nigel Farage. Leggendo i giornali ho notato un’acredine violenta nei suoi confronti.

Le cronache parlano di un personaggio che liscia il pelo all’intolleranza, addirittura di razzismo. Non è vero?

Si è andati a cercare solo il peggio di quest’uomo. Ma leggendo, informandomi come ho potuto con persone che vivono in Inghilterra e la conoscono bene, mi pare di aver capito che non è un razzista. Sì, ha fatto delle battute stupide. Ma una battuta non riflette il modo di pensare profondo. I giornali inglesi non sono teneri con Farage… Non voglio dare un giudizio che sia un pregiudizio. Anche i giornali inglesi mi pare abbiano fatto pipì fuori dal vaso. Cercano in ogni piega nella sua vita, ma sempre partendo da un punto di vista negativo. Pensiamo che idea si farebbe uno straniero di Grillo se avesse letto i giornali italiani, soprattutto quelli asserviti al Pd.

Quindi lei esprime cautela verso Farage, ma non ostilità?

Non è un’analisi facile. Non vorrei poi avere ripensamenti o risentimento nei confronti di me stesso per essere stato troppo leggero nei confronti di quell’uomo. Credo che Grillo non faccia analisi a caso, lo conosco bene.

Però Farage è un politico di professione, il contrario del modello 5 Stelle. Ed è anche inciampato in qualche scandalo, come quello della moglie assunta come segretaria…

Non do giudizi definitivi. Però sì, mi pare una personalità in certi casi non lineare, non ancora chiarita fino in fondo. E Grillo deve fare attenzione.

Non ci sono alternative?

Certo, preferirei gruppi che hanno gli stessi interessi del M5S, come i Verdi che hanno combattuto le stesse battaglie: Tav, fabbriche, banche bastarde

In che cosa l’Ukip e il M5S le sembrano distanti?

Nell’elettorato e nelle sue aspirazioni: il M5S è stato scelto prevalentemente dai giovani, mentre l’Ukip è votato soprattutto da cinquantenni. Il Movimento poi è sempre stato segnato da uno spirito di apertura, di sguardo verso il futuro, mentre l’Ukip preferisce la chiusura, dei confini prima di tutto. Il M5S è contro questa Europa, nel senso anche di voler andare oltre, di fare perfino di più. Gli inglesi invece vogliono uscirne e basta.

Prima la sconfitta, ora Farage. Fino a una settimana fa Grillo era un eroe. E adesso?

Sì, ci sarà stato qualche errore. Ma sono stati soprattutto gli altri a giocare bene le loro carte. In sostanza il messaggio è stato: meglio i furbi che accettano ogni compromesso anche trattare con i ladri.

I critici dicono che c’è stata troppa rabbia e poca speranza nel messaggio M5S?

No, questo no. Mi sembra ipocrita, falso. Non si può mentire. Se io penso che le cose vadano cambiate alla radice devo dirlo. Siamo un popolo che andrà all’Inferno, per chi ci crede, nel terzo girone, quello degli ignavi. Non abbiamo avuto il coraggio di determinare la nostra vita. Non abbiamo dimostrato di possedere dignità e orgoglio. Che è la condizione più alta di un popolo.

Ma che cosa ha giocato allora?

La paura. È passato, anche ai giornalisti, il messaggio: attenti a voi, se votate Grillo! Essere sostenitori del M5S può costare caro. Penso a chi lavora nel teatro e poi rischia di perdere il sostegno degli enti pubblici, delle amministrazioni. È successo anche a me, da quando sono identificato come figura del Movimento ho perso dei lavori. Sono stato censurato, anche da un grande quotidiano ormai diventato il giornale del Pd. Chi viene indicato come persona vicina al M5S è avvertito.

Se va in porto l’alleanza con Farage crolla tutto?

Io mi fido della capacità di analisi di Grillo e Casaleggio. Però ricordo che Farage ha valori diversi, viene dalla destra profonda. Chi si avvicina al Movimento è attratto dalla sincerità, dall’onestà, da atteggiamenti e scelte positive, non vale lo stesso per l’Ukip. Dal Fatto Quotidiano del 2 giugno 2014


Dario Fo ospite al programma Tv Talk di Massimo Bernardini in onda su Rai 3

Su Rai Replay è disponibile la puntata di Tv Talk di sabato 5 aprile dove è stato ospite il maestro Dario Fo, insieme ai giornalisti Serena Bortone e Giovanni Anversa, il professore Giorgio Simonelli e il pedagogista Francesco Cadelano. Numerosi sono stati gli argomenti della trasmissione presentata da Massimo Bernardini.

 

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