Candidiamo Lampedusa al Nobel per la pace

 
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Ha ragione Fabrizio Gatti: la piccola-grande isola di Lampedusa, che in queste ore vive l'ennesimo dramma dell'immigrazione, merita il premio Nobel per la pace. "L'Espresso" sposa questa causa, se ne fa interprete, si batterà perché la candidatura diventi realtà.
Abbiamo tempo fino a febbraio 2014 per raccogliere e presentare le firme. Mi auguro che l'idea conquisti l'appoggio delle istituzioni, del mondo politico, degli intellettuali e sopratutto dei cittadini ai quali chiediamo di firmare il nostro appello, il modo più semplice per condividere la nostra proposta.
Che è nata da almeno cinque buone ragioni.
1. Lampedusa è oggi la più importante porta d'ingresso all'Europa. Dall'altra sponda del Mediterraneo - spinti dalla fame, dal dolore, dalle persecuzioni razziali tribali o religiose - partono centinaia di uomini donne e bambini che per tentare di conquistarsi il diritto a vivere mettono nel conto perfino la possibilità di morire. Lì, su quell'isola, si svolge ogni giorno una nobilissima battaglia in nome e per conto del mondo intero.
2. A combatterla è una piccola comunità - 6300 abitanti - che mette da parte la sua vita privata e dimentica i suoi interessi legati a una stagione turistica che dura poche settimane all'anno, per impegnarsi in una straordinaria gara di solidarietà. Uomini donne e bambini che fermano lo scorrere della loro vita normale per aiutare e ospitare i sopravvissuti a drammatici viaggi della speranza. Un popolo che non ha mai smesso di essere umano.
3. Premiare un'isola e i suoi abitanti con un riconoscimento internazionale altamente significativo servirebbe anche a svegliare l'Unione Europea dal suo torpore, da un silenzio talvolta fatto di egoismo e indifferenza, e spingerla a occuparsi del dramma di intere popolazioni di migranti che non può essere affidato alla generosità e all'altruismo di un solo paese o addirittura di un piccolo scoglio in mezzo al mare.
4. Premiare Lampedusa sarebbe come gridare "alt" allo scandaloso traffico di carne umana sul quale lucrano all'origine mediatori, scafisti e perfino piccoli ras locali e che costituisce per molti governi del Mediterraneo il sistema più semplice per fingere di risolvere, o almeno di allentare e rinviare nel tempo, drammatici problemi di fame e miseria.
5. Premiare Lampedusa significherebbe infine offrire una piccola ma intensa luce di speranza a chi è costretto ad abbandonare la sua terra e a cercare a casa altrui ciò che non avrà mai a casa propria. Vorrebbe dire che qualcuno nel mondo sta pensando anche a loro, ai dannati della terra, ai morti del mare.
Per queste ragioni chiediamo a tutti di combattere insieme a noi una battaglia di civiltà.
Sarà, almeno, una sentita testimonianza di vicinanza e solidarietà.
Il direttore de L'Espresso,
Bruno Manfellotto
 
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APPROFONDIMENTI
Fonte articolo:  temi.repubblica.it
Ecco chi ha firmato  espresso.repubblica.it
Perché Lampedusa merita il premio Nobel di Fabrizio Gatti

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