Rassegna stampa

UN UOMO BRUCIATO VIVO - Foto e video presentazione presso Accademia di Romania (Roma)

 

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Posted by Accademia di Romania on Venerdì 9 ottobre 2015

 

Video della presentazione:  

 

 

 

 

 


Un uomo bruciato vivo: Dario Fo racconta la tragica storia di Ion Cazacu

“Di questa infamità vergognosa noi, spettatori spesso indifferenti, siamo del tutto colpevoli". Dario Fo, con Florina Cazacu, rimasta orfana di padre, racconta la storia di "Un uomo bruciato vivo", il piastrellista romeno Ion Cazacu; nel dialogo a due voci pubblicato da Chiarelettere si parla di ingiustizia, soprusi e mafia nella "giungla dell'edilizia lombarda".

 

RASSEGNA STAMPA APRILE 2015

 

 

la Repubblica - 19 Aprile 2015

Morte di un uomo che si è ribellato Al di là della commozione, della pietas umana che uscita è un libro-denuncia come se ne fanno sempre meno, questo nuovo lavoro di Dario Fo...

Per leggere l'articolo completo a cura di Anna Bandettini clicca qui

Il Giorno - 17 Aprile 2015

Quell'uomo bruciato vivo perché voleva lo stipendio Era in classe, come ogni mattina, al liceo, il 17 marzo 2000, Florina Cazacu. In Romania. All'uscita, strano, vide venirle incontro la madre in lacrime...

Per leggere l'articolo completo a cura di Gian Marco Walch clicca qui

Il Fatto Quotidiano - 13 Aprile 2015

Ion Cazacu, storia di un uomo bruciato vivo Pubblichiamo un estratto di "Un uomo bruciato vivo. Storia di Ion Cazacu, dialogo tra Dario Fo e Florina Cazacu, figlia del piastrellista romeno bruciato vivo nel 2000...

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Il Libraio - 8 Aprile 2015

"Un uomo bruciato vivo", Dario Fo racconta la tragica storia di Ion Cazacu "Di questa infamità vergognosa noi, spettatori spesso indifferenti, siamo del tutto colpevoli". Dario Fo, con Florina Cazacu, rimasta orfana di padre...

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"Gli immigrati sono un pericolo inventato" - Intervista a Dario Fo andata in onda su Radio Cusano Campus il 22/04/2015

E’ accorato nel suo appello, Dario Fo.

“In Italia abbiamo inventato un nemico: i migranti. Uomini che arrivano già disperati e che vengono schiavizzati, nel senso proprio del termine”.

Dario Fo ha concesso un’intervista a Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Degli Studi Niccolò Cusano, durante il programma ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio:

“Sì è inventato un nemico, l’emigrante. Uomini che giungono da territori a noi vicini e che vengono trattati come schiavi, con l’imposizione di regole e forme da medioevo, anzi nel medioevo erano già più evoluti”.

Si impegna in modo incredibile Dario Fo nel commentare quello che sta accadendo nel nostro Paese. Fa una pausa, chiede a un suo collaboratore di dargli dell’acqua, poi riprende: ”Lo sfruttamento della gente che arriva dall’estero è raccapricciante e nessuno ne parla. E’ tutto coperto, nascosto, dimenticato. Come la storia di Ion Cazacu, ‘Un uomo bruciato vivo’, che ho ripercorso in un dialogo con la figlia edito da Chiarelettere. Si ripete da parte nostra sugli altri quello che noi abbiamo subito quando eravamo noi gli emigranti che partivano in cerca di un futuro migliore. Questo è grottesco e tragico insieme: siamo quasi come schiavi che hanno imparato a far schiavi gli altri”.

Da Dario Fo un commento su Salvini e sul “Salvinismo“: “Sono fuori dalla storia.

Qualche mese fa è accaduto che il padrone di un’impresa ha sparato a due dipendenti dell’est che chiedevano semplicemente di essere pagati. Quei due uomini avevano la sola colpa di pretendere i propri soldi. Il capo gli ha sparato e nessuno ne ha parlato.

I romani dicevano: se non c’è un nemico, bisogna trovarlo. Il nemico trovato ora sono gli immigrati”. L’Italia secondo Fo sta diventando un Paese sempre più razzista: “Ha perduto gran parte della propria cultura e della propria civiltà. E non capiamo che perdere questi elementi significa distruggere un popolo. Ce la prendiamo con gli immigrati, ma perché ci si lamenta che siano qui? Pagano le tasse, danno vantaggio alla nostra economia e nonostante questo vengono perseguitati”.

Dario Fo ha detto la sua anche su Mafia Capitale: “La farsa oscena che oltrepassa ogni possibile bruttura con la propria insolenza criminale. E la cosa che fa veramente fremere di vergogna è il fatto che appena succedano queste cose i nostri presidenti e i nostri politici si sbrigano a chiedere nuove leggi. Sono insopportabili. Ti meraviglia la forza con cui gridano che bisogna cambiare, ma poi si dimenticano. Fanno cadere il vuoto e il silenzio”.

Dario Fo è particolarmente critico nei confronti del Premier, Matteo Renzi: “Mi impressiona la spudoratezza con cui si dice ‘io devo governare’ e per fare questo si è messo con la destra, con quello che nel tempo ha combinato un’ira di Dio. Ha approfittato di uno che in questo momento si trova nell’impossibilità di dire no, lo ha salvato e lo ha rimesso in circolo. Questa è una cosa terribile, la mancanza assoluta di umanità”.

Un ultimo commento sulla sinistra, che secondo Fo ormai non esiste più, almeno in Italia: “La sinistra si sta sciogliendo, sta scemando. Ormai, in un modo orrendo”.

Fonte articolo: http://www.tag24.it/140735-dario-fo-migranti/

Per ascoltare il podcast dell'intervista clicca qui

http://www.radiocusanocampus.it/podcast/?prog=1517

 

 


Federico Barakat e la cronaca di una morte annunciata senza giustizia di Nadia Somma

Quella di Federico Barakat è la cronaca di una morte annunciata e avvenuta per mano del padre nel centro socio-sanitario dell’Asl, a San Donato Milanese.

Erano le 16,30 del 25 febbraio del 2009 ed era in corso una visita protetta. Il padre si uccise dopo avergli sparato e averlo colpito con venti coltellate. Federico morì 57 minuti dopo l’aggressione, aveva otto anni.

Per quella morte vennero rinviati a giudizio Elisabetta Termini, dirigente del servizio sociale, Nadia Chiappa assistente sociale e Stefano Panzeri, un educatore.

Dopo l’assoluzione in primo grado e la condanna a quattro mesi in secondo grado, inflitta solo alla dirigente del servizio sociale, la Cassazione il 28 gennaio scorso, ha assolto tutti gli imputati con una sentenza che pesa come un macigno sulla coscienza di un Paese che non è più capace di dare risposte a chi è più vulnerabile, né di tutelare e far rispettare diritti, persone, bambini e bambine. Federico aveva un diritto inalienabile alla vita che gli è stato negato ed è doveroso capire perché e come sia stato possibile che quella vita gli si sia stata tolta proprio quando, in seno alle istituzioni, avrebbe dovuto ricevere protezione.

Se ci fosse stata una condanna, questo caso avrebbe portato alla luce situazioni pendenti che riguardano molti altri bambini perché avrebbe fatto riflettere sulla gestione delle visite ai genitori in ambito protetto”: sono le prime parole che Antonella Penati, la madre di Federico, mi dice al telefono con una voce carica di un dolore senza confini. Il giorno della morte del figlio, aveva rivolto un ultimo disperato appello a Marco Zampieri, assessore ai servizi sociali: “sospendete le visite”.

L’avvocato Federico Sinicato, che è stato accanto ad Antonella durante i tre i gradi di giudizio, parla di delusione e incredulità per la sentenza della Cassazione e non esclude l’ipotesi, se ce ne fossero le condizioni, di ricorrere alla Corte di Giustizia di Strasburgo.

“Mi domando quanti bambini ci siano oggi, in Italia, che sono esposti a queste situazioni di pericolo? L’ipotesi che posso fare al momento è che esista un vuoto legislativo e una discrasia nel nostro ordinamento. Un decreto che affida un minore ai servizi sociali se ci sono situazioni di pericolosità da parte di uno dei genitori, deve prevedere sicurezza e protezione. Valuteremo cosa fare dopo aver conosciuto le motivazioni della sentenza”.

La pericolosità del padre di Federico (confermata da una perizia psichiatrica) non era sconosciuta ai servizi. Aveva commesso stalking e minacce e aveva un processo pendente che si sarebbe celebrato alla fine di marzo. Gli appelli che Antonella aveva rivolto ai servizi sociali vennero ignorati così come restò senza ascolto la paura di Federico costretto a vedere il padre.

La bigenitorialità e la tutela del rapporto con entrambi i genitori è un principio da rispettare nelle relazioni familiari fatte di amore e cura ma non quando ci sono situazioni di violenza da parte di uno dei due genitori e in gioco c’è la vita e la serenità dei bambini. In questa vicenda atroce non mancò nemmeno lo spettro della Pas e i pregiudizi misogini che contribuirono a rimuovere il pericolo della violenza.

“Madre isterica e iperprotettiva, così ero stata giudicata” mi dice Antonella che all’epoca dei fatti aveva perso l’affidamento esclusivo perché Federico era stato affidato al Comune di San Donato. Aveva chiesto aiuto alle istituzioni, protezione per sé e per il figlio e aveva subìto una ri-vitimizzazione.

Una situazione di maltrattamento e violenza confusa con la conflittualità come avviene troppe volte in contraddizione con le direttive internazionali. Eppure le linee guida per i servizi sociali emessi dalla provincia di Milano fanno riferimento agli incontri protetti perché vengano attuati in sicurezza con il genitore che ha agito comportamenti dannosi. Nei casi di incombente pericolo i servizi a cui è affidato un minore, hanno la stessa responsabilità dei genitori e possono adottare provvedimenti eccezionali e urgenti a tutela del minore, lo dice la legge, lo dicono le linee guida della provincia di Milano e la nostra Costituzione.

Vuoto legislativo o tragica vicenda di spocchia e superficialità? Come Dario Fo ebbe a dire, intervenendo il 25 febbraio 2014 al convegno su ‘La tutela del minore in ambito protetto‘. Se Federico fosse ancora vivo, oggi frequenterebbe il liceo e andrebbe incontro al suo quindicesimo compleanno con il futuro nelle mani. Così non è stato. Chi aveva la responsabilità e il dovere di proteggere il piccolo Federico? La risposta della Cassazione è questa: nessuno.

@Nadiesdaa