Politica italiana

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Dario Fo: diamo tempo ai 5 Stelle

Dalla sua casa di Milano Dario Fo continua a vivere senza alcun dubbio il suo sostegno ai Cinque stelle. Il premio Nobel della letteratura non drammatizza rotture e disaccordi dentro il Movimento e preferisce restare concentrato sugli sviluppi futuri, ricorrendo a una immagine in prima persona plurale: «Non dobbiamo diventare un animale braccato, come vorrebbero molti, ma restare in fuga, avanti agli altri».
 
Come trova lo stato di salute di M5S?
Mi pare che la situazione stia rientrando. I cinque del direttorio hanno accettato le indicazioni di Grillo che ha invitato a evitare le risse comuni, a spianare tutto e ricominciare da capo. Non si poteva andare avanti così.
 
Trova normale che la formazione della giunta Raggi sia una storia infinita?
È la prima giunta che si fa, con logiche diverse, in una città segnata da affari, convenienze e connivenze. Dove a certi livelli la prassi è lo scambio di favori e d’intrallazzi. È un altro stile, un altro linguaggio, un altro mondo…
 
Ok, però i sindaci di punta entrano tutti in attrito col Movimento. Anche questo le pare normale?
No, guardi, ci sono frizioni perché la posta in gioco è alta: è riuscire a fare qualcosa che nessuno ha mai fatto, ovvero interrompere la serie interminabile di ruberie, nefandezze e zozzerie del passato. È solo su questo che va posta l’attenzione. Non bisogna accettare ricatti da chi ha in mano gli affari sporchi di Roma, città che ha bisogno di una autentica trasformazione civile.
 
Continua a leggere l'intervista su www.avvenire.it
 


"Gli immigrati sono un pericolo inventato" - Intervista a Dario Fo andata in onda su Radio Cusano Campus il 22/04/2015

E’ accorato nel suo appello, Dario Fo.

“In Italia abbiamo inventato un nemico: i migranti. Uomini che arrivano già disperati e che vengono schiavizzati, nel senso proprio del termine”.

Dario Fo ha concesso un’intervista a Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Degli Studi Niccolò Cusano, durante il programma ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio:

“Sì è inventato un nemico, l’emigrante. Uomini che giungono da territori a noi vicini e che vengono trattati come schiavi, con l’imposizione di regole e forme da medioevo, anzi nel medioevo erano già più evoluti”.

Si impegna in modo incredibile Dario Fo nel commentare quello che sta accadendo nel nostro Paese. Fa una pausa, chiede a un suo collaboratore di dargli dell’acqua, poi riprende: ”Lo sfruttamento della gente che arriva dall’estero è raccapricciante e nessuno ne parla. E’ tutto coperto, nascosto, dimenticato. Come la storia di Ion Cazacu, ‘Un uomo bruciato vivo’, che ho ripercorso in un dialogo con la figlia edito da Chiarelettere. Si ripete da parte nostra sugli altri quello che noi abbiamo subito quando eravamo noi gli emigranti che partivano in cerca di un futuro migliore. Questo è grottesco e tragico insieme: siamo quasi come schiavi che hanno imparato a far schiavi gli altri”.

Da Dario Fo un commento su Salvini e sul “Salvinismo“: “Sono fuori dalla storia.

Qualche mese fa è accaduto che il padrone di un’impresa ha sparato a due dipendenti dell’est che chiedevano semplicemente di essere pagati. Quei due uomini avevano la sola colpa di pretendere i propri soldi. Il capo gli ha sparato e nessuno ne ha parlato.

I romani dicevano: se non c’è un nemico, bisogna trovarlo. Il nemico trovato ora sono gli immigrati”. L’Italia secondo Fo sta diventando un Paese sempre più razzista: “Ha perduto gran parte della propria cultura e della propria civiltà. E non capiamo che perdere questi elementi significa distruggere un popolo. Ce la prendiamo con gli immigrati, ma perché ci si lamenta che siano qui? Pagano le tasse, danno vantaggio alla nostra economia e nonostante questo vengono perseguitati”.

Dario Fo ha detto la sua anche su Mafia Capitale: “La farsa oscena che oltrepassa ogni possibile bruttura con la propria insolenza criminale. E la cosa che fa veramente fremere di vergogna è il fatto che appena succedano queste cose i nostri presidenti e i nostri politici si sbrigano a chiedere nuove leggi. Sono insopportabili. Ti meraviglia la forza con cui gridano che bisogna cambiare, ma poi si dimenticano. Fanno cadere il vuoto e il silenzio”.

Dario Fo è particolarmente critico nei confronti del Premier, Matteo Renzi: “Mi impressiona la spudoratezza con cui si dice ‘io devo governare’ e per fare questo si è messo con la destra, con quello che nel tempo ha combinato un’ira di Dio. Ha approfittato di uno che in questo momento si trova nell’impossibilità di dire no, lo ha salvato e lo ha rimesso in circolo. Questa è una cosa terribile, la mancanza assoluta di umanità”.

Un ultimo commento sulla sinistra, che secondo Fo ormai non esiste più, almeno in Italia: “La sinistra si sta sciogliendo, sta scemando. Ormai, in un modo orrendo”.

Fonte articolo: http://www.tag24.it/140735-dario-fo-migranti/

Per ascoltare il podcast dell'intervista clicca qui

http://www.radiocusanocampus.it/podcast/?prog=1517

 

 


SIETE TUTTI INVITATI alla Conferenza stampa organizzata dall’associazione Federico nel Cuore, lunedì 23 marzo ore 11.30 a Milano

 

 

L'intervento di Dario Fo per Federico Barakat e Antonella Penati:

 

 

Altri grandi interventi:  federiconelcuoreonlus.blogspot.it/p/grandi-interventi-25022015.html

Maggiori informazioni:  federiconelcuoreonlus.blogspot.it

 

DI SEGUITO IL TESTO DELL'INVITO ALLA CONFERENZA STAMPA (per scaricare la versione stampabile clicca qui)

INVITO

Conferenza stampa organizzata dall’associazione Federico nel Cuore DOPO LA SENTENZA DI CASSAZIONE FEDERICO UCCISO A OTTO ANNI IN AMBITO PROTETTO: PER LO STATO NESSUNO E’ RESPONSABILE!

Lunedì 23 marzo, ore 11.30 Palazzo Marino, via Marino, 7 – Sala Angiolini (3° Piano)

 

Interverranno

Antonella Penati 

Presidente dell’Associazione Federico nel Cuore Onlus -e madre di Federico Barakat e Responsabile Regione Lombardia per il Movimento dell’Infanzia;

Avvocato Federico Sinicato

 

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Il 27 gennaio scorso la Corte di Cassazione ha stabilito che non c’è nessun colpevole per la morte di Federico Barakat ucciso dal padre mentre era affidato ai servizi sociali ed ha assolto Elisabetta Termini, dirigente del servizio sociale, Nadia Chiappa assistente sociale e Stefano Panzeri, educatore, sollevandoli da ogni responsabilità per la morte di un bambino di soli 8 anni. L’assassinio avvenne il 25 febbraio 2009, proprio nella sede dell’Asl di San Donato Milanese durante una visita protetta. I disperati appelli che Antonella Penati, madre di Federico, rivolse ai responsabili del servizio sociale affinché le visite “vigilate” fossero sospese restarono inascoltati nonostante ci fossero diverse denunce ed anche una perizia psichiatrica a carico del padre di Federico.

TUTTI ASSOLTI vuol dire che per la morte di un bambino non c’è nessuna responsabilità. Lo Stato potrà quindi continuare a togliere i bambini dall’affidamento di genitori tutelanti ed esporli a rischi senza doverne rispondere in alcun modo? Quella della Cassazione è una sentenza inaccettabile e Antonella Penati vuole denunciare l’assenza di giustizia e battersi per evitare che altri bambini siano esposti a rischi da chi ha il dovere di proteggerli.

Federico Barakat un ”omicidio protetto” da non far passare sotto silenzio

Per info: contattare Antonella Penati al 345.0066295 ‐ Studio Sinicato : 02.89075731


Federico Barakat e la cronaca di una morte annunciata senza giustizia di Nadia Somma

Quella di Federico Barakat è la cronaca di una morte annunciata e avvenuta per mano del padre nel centro socio-sanitario dell’Asl, a San Donato Milanese.

Erano le 16,30 del 25 febbraio del 2009 ed era in corso una visita protetta. Il padre si uccise dopo avergli sparato e averlo colpito con venti coltellate. Federico morì 57 minuti dopo l’aggressione, aveva otto anni.

Per quella morte vennero rinviati a giudizio Elisabetta Termini, dirigente del servizio sociale, Nadia Chiappa assistente sociale e Stefano Panzeri, un educatore.

Dopo l’assoluzione in primo grado e la condanna a quattro mesi in secondo grado, inflitta solo alla dirigente del servizio sociale, la Cassazione il 28 gennaio scorso, ha assolto tutti gli imputati con una sentenza che pesa come un macigno sulla coscienza di un Paese che non è più capace di dare risposte a chi è più vulnerabile, né di tutelare e far rispettare diritti, persone, bambini e bambine. Federico aveva un diritto inalienabile alla vita che gli è stato negato ed è doveroso capire perché e come sia stato possibile che quella vita gli si sia stata tolta proprio quando, in seno alle istituzioni, avrebbe dovuto ricevere protezione.

Se ci fosse stata una condanna, questo caso avrebbe portato alla luce situazioni pendenti che riguardano molti altri bambini perché avrebbe fatto riflettere sulla gestione delle visite ai genitori in ambito protetto”: sono le prime parole che Antonella Penati, la madre di Federico, mi dice al telefono con una voce carica di un dolore senza confini. Il giorno della morte del figlio, aveva rivolto un ultimo disperato appello a Marco Zampieri, assessore ai servizi sociali: “sospendete le visite”.

L’avvocato Federico Sinicato, che è stato accanto ad Antonella durante i tre i gradi di giudizio, parla di delusione e incredulità per la sentenza della Cassazione e non esclude l’ipotesi, se ce ne fossero le condizioni, di ricorrere alla Corte di Giustizia di Strasburgo.

“Mi domando quanti bambini ci siano oggi, in Italia, che sono esposti a queste situazioni di pericolo? L’ipotesi che posso fare al momento è che esista un vuoto legislativo e una discrasia nel nostro ordinamento. Un decreto che affida un minore ai servizi sociali se ci sono situazioni di pericolosità da parte di uno dei genitori, deve prevedere sicurezza e protezione. Valuteremo cosa fare dopo aver conosciuto le motivazioni della sentenza”.

La pericolosità del padre di Federico (confermata da una perizia psichiatrica) non era sconosciuta ai servizi. Aveva commesso stalking e minacce e aveva un processo pendente che si sarebbe celebrato alla fine di marzo. Gli appelli che Antonella aveva rivolto ai servizi sociali vennero ignorati così come restò senza ascolto la paura di Federico costretto a vedere il padre.

La bigenitorialità e la tutela del rapporto con entrambi i genitori è un principio da rispettare nelle relazioni familiari fatte di amore e cura ma non quando ci sono situazioni di violenza da parte di uno dei due genitori e in gioco c’è la vita e la serenità dei bambini. In questa vicenda atroce non mancò nemmeno lo spettro della Pas e i pregiudizi misogini che contribuirono a rimuovere il pericolo della violenza.

“Madre isterica e iperprotettiva, così ero stata giudicata” mi dice Antonella che all’epoca dei fatti aveva perso l’affidamento esclusivo perché Federico era stato affidato al Comune di San Donato. Aveva chiesto aiuto alle istituzioni, protezione per sé e per il figlio e aveva subìto una ri-vitimizzazione.

Una situazione di maltrattamento e violenza confusa con la conflittualità come avviene troppe volte in contraddizione con le direttive internazionali. Eppure le linee guida per i servizi sociali emessi dalla provincia di Milano fanno riferimento agli incontri protetti perché vengano attuati in sicurezza con il genitore che ha agito comportamenti dannosi. Nei casi di incombente pericolo i servizi a cui è affidato un minore, hanno la stessa responsabilità dei genitori e possono adottare provvedimenti eccezionali e urgenti a tutela del minore, lo dice la legge, lo dicono le linee guida della provincia di Milano e la nostra Costituzione.

Vuoto legislativo o tragica vicenda di spocchia e superficialità? Come Dario Fo ebbe a dire, intervenendo il 25 febbraio 2014 al convegno su ‘La tutela del minore in ambito protetto‘. Se Federico fosse ancora vivo, oggi frequenterebbe il liceo e andrebbe incontro al suo quindicesimo compleanno con il futuro nelle mani. Così non è stato. Chi aveva la responsabilità e il dovere di proteggere il piccolo Federico? La risposta della Cassazione è questa: nessuno.

@Nadiesdaa


CHI AMA LA LIBERTA’ ODIA IL RAZZISMO. STOP LEGA NORD! DARIO FO ADERISCE ALL'APPELLO:

Il 18 ottobre la lega nord farà a Milano un corteo razzista e xenofobo, che avrà come slogan "stop invasione". Hanno scelto come loro fortino Milano e la Lombardia, comodamente seduti sulla poltrona della presidenza della regione, finanziando scuole e sanità private invece di quelle pubbliche, spartendosi, assieme a tutti gli altri, la torta di Expo, svendendo case ed edifici pubblici a palazzinari e speculatori mentre le liste per l'assegnazione di case popolari si allungano sempre di più, e intanto il suo segretario sceglie di andare a braccetto con partiti e organizzazioni neofascite e neonaziste sia in Italia che in Europa. Dicono di essere contro la crisi, ma continuano ad alimentare le speculazioni e la guerra tra poveri: ci dicono che dobbiamo odiare e dare la colpa di tutto al diverso, al migrante, all'omosessuale...per nascondere i loro sporchi affari. Negli ultimi tempi, più volte, abbiamo visto scandali che hanno coinvolto personaggi legati istituzionalmente a enti guidati dalla Lega: basti pensare ad Expo, arrestati e indagini per corruzione e turbativa d'asta; o a come vengono gestiti enti pubblici come Aler, che oltre a non risolvere i bisogni abitativi è riuscita a fare un buco di bilancio di 400 milioni di euro. Odiano il migrante ma vanno a fare investimenti finanziari in Tanzania. Il loro obiettivo ci deve essere chiaro: alimentare la guerra tra poveri per spartirsi il bottino tra appalti e finanziamenti pubblici. Milano ama i diritti, Milano è meticcia, ibrida, soggetta a contaminazioni continue: studenti e precari, lavoratori occasionali/stagionali, migranti campani, pugliesi, siciliani, eritrei, marocchini, peruviani...siamo noi a produrre ed a garantire la sua economia, a costruire la sua cultura con il nostro ingegno, la nostra creatività, condividendo i nostri saperi, a rendere i suoi quartieri vivi, attraversati, ad animarli di relazioni. Facciamo appello a tutte le comunità e i migranti, quelli che ormai da anni sono protagoniste attive, dalle rivolte nei CIE, alla lotta per la casa e nei quartieri, alla battaglia contro le cooperative sfruttatrici e della logistica; le scuole di italiano e di lingue, il mondo del sindacalismo di base e dell’associazionismo, i centri sociali e i collettivi studenteschi, i comitati per il diritto all’abitare e quelli in difesa dei beni comuni, i precari e tutta la Milano che ama la libertà. Abbiamo imparato insieme a costruire reti solidali, a parlare le mille lingue della città meticcia, a riconoscerne i volti, a riprenderci insieme, dal basso, ciò che in nome della paura e della (loro) sicurezza ci tolgono ogni giorno. All'invasione delle camicie verdi e dei loro vecchi e nuovi amici dell'estrema destra di mezza Europa, diciamo chiaramente che gli unici ad essere stranieri qui, sono loro.

CORTEO PARADE Sabato 18 Ottobre alle ore 15 in Largo Cairoli. Milano Meticcia, Antirazzista e Antifascista altre info su cantiere.org

 

 


Ciulla, il grande malfattore: il nuovo libro di Dario Fo e Piero Sciotto

IL LAZZI DEL GIULLARE - LA REPUBBLICA

Dario Fo se n'è subito innamorato, forse per quel cognome che ne anticipa i destino da giullare. Ciulla, il grande malfattore è il titolo del nuovo libro a cui sta lavorando il premio Nobel.

Al centro della scena il più geniale falsario dell'Italia liberale, Paolo Ciulla, nato a Caltagirone nel 1867. << Ciulla in siciliano significa burlone, figura clownesca >> raccanta Fo dalla sua casa di Milano. << Ciullare significa fare ironia, sfottere anche nel senso di fregare. Non fu Ciullo d'Alcamo l'autore di Rosa fresca aulentissima, straordinaria satira in rima contro Federico II? Di sarcasmo e inventiva p dotato anche il nostro Ciulla, un bravo artista constretto dalla fame a riprodurre monete false. Ma i primi soldi li regalò a barboni e poveri cristi, alimentando intorno a sé la leggenda. Quando Ciulla fu scoperto e processato si difese sostenendo che la vita può essere "più imbrogliona di un romanzo" >>

E il vivace dibattimento offre a Fo l'occasione per una grande pièce teatrale. << Sono incampato in questo personaggio paradossale grazie al mio amico Piero Sciotto. E' stato lui a raccogliere le carte e insieme abbiamo scritto questa storia che prima o poi porteremo anche sulla scena. Piero nel ruolo del giudice e io naturalmente in quello di Ciulla. >>

Intorno al gigante della "falsificheria" ruota il paese degli scandali e della corruzione, degli abusi edilizi e delle mafie. E' la Grande talia di Crispi e Giolitti che nella ricostruzione di Fo diventa un'inquietante fiaba gotica. << Ho scoperto un'Italia di tanto tempo fa, non così lontana dall'attuale. >>  In uscita da Guada a Novembre.

Articolo di Simonetta Fiori pubblicato su La Repubblica il 12-10-2014 a pagina 49.

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DARIO FO: "LA MIA LUCREZIA E' PIU' MODERNA DI RENZI"

 

di Redazione Cadoinpiedi.it - 9 Aprile 2014

I Borgia appaiono di gran lunga migliori dei "regnanti" di oggi secondo il premio Nobel per la Letteratura, che ha messo la "cattiva" della famiglia al centro del romanzo La figlia del Papa (Chiarelettere). "Almeno loro erano interessati a lasciare ai posteri qualcosa di straordinario, nelle arti e nelle imprese. Non avevano come unico obiettivo quello di conservare il potere" ha detto a Cadoinpiedi.it. E non ha lesinato critiche al premier. 

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