Rassegna stampa

10 domande per Dario Fo

Nota dell’editore - Dario Fo è stato premio Nobel per la letteratura nel 1997, ed è maestro italiano di pittura e di teatro “che emula i giullari del Medioevo screditando l’autorità e difendendo la dignità degli oppressi”. In aggiunta al comporre prodigiose quantità di provocatorie opere, Dario e sua moglie Franca Rame, da poco scomparsa, hanno rivestito ruoli chiave nella vita politica italiana. Franca Rame fu eletta senatrice nel 2006 e Dario si candidò come Sindaco di Milano ed è rimasto attivo in questioni politiche, culturali e sociali.

Il 5 ottobre 2013, Chang Wang (Thomson Reuters) e la Prof.ssa Iole Fargnoli (Università di Milano) hanno intervistato Dario Fo nella sua residenza di Milano. Questa intervista è stata condotta in lingua italiana e in lingua inglese. La Dr. Linda De Maddalena (Università di Milano) ha trascritto l’intervista in italiano e l’ha tradotta in inglese. Al Maleson ha curato l’edizione della versione inglese.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

Caro Maestro, è un grande onore rivederla. Ricorderà che esattamente un anno fa, il 6 ottobre 2012, Chang l’ha incontrata, per una sorprendente coincidenza, sul treno da Milano Centrale a Firenze.

 

Dario Fo:

Molte grazie, sono felice di rivederti Chang. Scusate per l’attesa. Ero al telefono con un giornalista. Una notizia molto triste, il regista Carlo Lizzani oggi si è tolto la vita.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

Siamo molto spiacenti di ricevere questa notizia.

Chang voleva inoltre dirle che tutti noi in Cina e negli Stati Uniti siamo rimasti profondamente addolorati per l’improvvisa scomparsa di Franca. So quanto poco le parole possano fare per alleviare il dolore che sta vivendo. La sua scomparsa lascia un vuoto che non potrà essere colmato. Abbiamo imparato così tanto dal suo carisma, dal suo talento e dalla sua saggezza. Vorremmo esternarle il nostro profondo dispiacere e offrire le nostre più sentite e profonde condoglianze a tutti voi che le eravate vicini e cari.

Allo stesso tempo, siamo tutti entusiasti di assistere alla pubblicazione di "In Fuga dal Senato" di Franca. Speriamo di avere le traduzioni in inglese e in cinese a breve. Non possiamo che essere più che d'accordo con la sua osservazione per cui: "Viviamo in una società il cui scopo fondamentale è quello di disinformare".

 

Dario Fo:

Franca era una senatrice non convenzionale – probabilmente come Lucrezia Borgia era una figlia non convenzionale per un Papa ‒. Il titolo del suo libro è “In fuga dal Senato”. Per la sua copertina, ho dipinto l’immagine di Franca che scappa dal Senato su di una bicicletta.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

É un bellissimo quadro, grazie per avercelo mostrato. A questo punto, abbiamo una lista di domande da porle:

1. La tragedia della barca affondata nel mare di Lampedusa:

Il 3 ottobre scorso almeno 130 emigranti africani sono morti e molti altri sono dispersi dopo che la barca che li stava trasportando in Europa è affondata al largo dell'isola siciliana di Lampedusa.

È profondamente triste sapere che molti dei bambini morti indossavano scarpe nuove, un segno di speranza per la nuova vita che non avranno mai. Pensa che l'Italia stia ora affrontando il problema dell’immigrazione illegale, come accade negli Stati Uniti?

 

Dario Fo:

Gli Italiani sono sempre stati un popolo di emigranti; nel primo dopoguerra, per esempio, più di un milione di abitanti italiani sono emigrati negli Stati Uniti. Ora siamo diventati un popolo che riceve gli immigrati. E abbiamo bisogno di loro! La nostra popolazione è in calo: sta scendendo il numero degli abitanti e soprattutto dei nati in Italia. L’immigrazione illegale ci aiuta a colmare il vuoto nella nostra popolazione. Noi siamo salvati dall’immigrazione illegale. É assurdo ma è così.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

2. Papa Francesco, la religione, la fede:

Ora abbiamo un nuovo Papa, che apparentemente è molto diverso dal suo predecessore. Secondo il Presidente Obama, Papa Francesco sa "come abbracciare le persone invece che spingerle via e come trovare cosa vi sia di buono in loro invece che condannarle".

Comprendiamo che lei non è un grande ammiratore delle gerarchie ecclesiastiche. Tuttavia, sono curioso di sapere i suoi commenti sulle recenti osservazioni di Papa Francesco in merito all’omosessualità, all'aborto e alla contraccezione. 

 

Dario Fo:

Prima di tutto questo è un Papa aperto che non vuole imporre ma discutere i problemi. E soprattutto è per la dignità dei poveri. E dice che bisogna smettere con quest’abitudine a “temere di spogliarsi, di rendersi nudi”, come fece San Francesco che, come primo atto nella cattedrale del suo paese, gettò tutti i suoi abiti per terra e disse “da questo momento sono un uomo libero, non ho più niente”. E il Papa ieri ha detto che bisogna avere il coraggio di spogliarsi, di togliersi gli abiti, l’idea che la ricchezza sia qualcosa che ti esalta e che si è migliori e, soprattutto, dei ‘toccati da Dio’ solo perché si è ricchi.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

3. Al Franken, Beppe Grillo, Ai Weiwei:

Al Franken è uno dei due senatori dello Stato del Minnesota, dove io vivo. Al Franken è stato un comico prima di diventare un uomo politico, un po' come Beppe Grillo.

Molte persone erano diffidenti nei confronti di Al Franken, quando è sceso in politica. Si è rivelato, tuttavia, un buon politico.

Pensa che i comici, gli intellettuali e gli artisti possano essere buoni politici? La politica richiede una qualche speciale abilità che gli artisti non hanno? Gli artisti dovrebbero occuparsi di politica direttamente, oppure dovrebbero limitarsi a osservarla, commentarla e criticarla?

 

Dario Fo:

Prima di tutto un buon comico deve essere un politico. Un comico deve conoscere la politica così come la tragedia della vita e deve sapere cosa significa l'onestà, la miseria, la disperazione, la mancanza di giustizia! E quindi deve saper scegliere se stare da una parte o dall’altra. Chi sa scegliere se stare da una parte o dall’altra di un programma è un politico. Noi viviamo in una società di menzogna.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

L’artista cinese Ai Weiwei ha avuto problemi per avere criticato le autorità cinesi. Nel 2011 ha trascorso 81 giorni in isolamento. L'esperienza può ora essere letta nel suo lavoro dal titolo "S.A.C.R.E.D." in mostra presso la Chiesa di Sant' Antonio a Venezia. Ha visto l’installazione? Conosce alcuni dei suoi lavori?

 

Dario Fo:

No, non ho visto l’installazione.

Tutte le volte che si dice qualcosa di nuovo si rischia di andare in galera. Il potere vuole la convenzione - le regole e i regolamenti -. Si vada a vedere tutti quelli che hanno fatto un qualcosa di nuovo: San Francesco, per esempio. San Francesco è finito in galera ed è stato cacciato dai suoi fratelli dal convento. Tutto quello che noi ora conosciamo di lui è falso perché è una storia inventata 40 anni dopo la sua morte. Ed è stata costruita così come piaceva alla Chiesa, ma non ha niente a che vedere con il vero San Francesco. L’ordine della Chiesa, 40 anni dopo la sua morte, era quello di bruciare tutti i testi che erano stati scritti durante la sua vita.

Oggi come oggi non sarebbe possibile mettere in scena un testo che, nonostante racconti la verità sul passato, si prende gioco dell’autorità. Io ho messo in scena il passato, il Medioevo (1300), e mi hanno incarcerato per “Mistero Buffo”. Perché, se si racconta bene la storia del passato, è sempre la fotografia di quello che stai vivendo adesso. L’ingiustizia, la mancanza di correttezza, il furto, la truffa, la corruzione, la violenza, sono sempre le stesse. La storia di Ah Q, dell’autore cinese Lu Xun, è la storia di un pover’uomo che non ha cultura ed è scambiato per un capo del partito rivoluzionario. Aver incarcerato e condannato a morte Q pubblicamente gioca a favore del potere. Tuttavia, dentro le prigioni Q diventa un eroe e i prigionieri gli chiedono: ”Cos’è il Comunismo utopistico”? E Q lo inventa. Inventa delle regole, dei modi di vivere, traendole dalla tradizione popolare. Egli descrive un Comunismo ideale, non il Comunismo dei burocrati. Questa storia inventata seduce tutti quelli che la ascoltano; come Che Guevara offrì un’irreale descrizione di Comunismo. Se fosse stato in Russia, sarebbe stato imprigionato.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

4. Politica in Italia:

Molto sorprendentemente, Silvio Berlusconi e il suo Popolo della Libertà hanno supportato il Presidente Letta nel recente voto di fiducia. Alcuni osservatori dicono che Berlusconi non è più in grado di controllare la politica italiana, e persino il suo stesso partito. E ora ci si aspetta che perda il suo seggio al Senato. Pensa che Berlusconi continuerà a svolgere un ruolo importante nella politica italiana?

 

Dario Fo:

Il guaio dell’Italia non è Berlusconi, sono i partiti socialdemocratici che hanno accettato gli ideali del “berlusconismo”, prima ancora che Berlusconi entrasse in politica. Da 20 anni il Partito Democratico danza con quello di Berlusconi. Erano fidanzati nascosti. E adesso si sono sposati, hanno sistemato le cose: vivono nello stesso letto!

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

5. Arresto di governo (“shutdown”) negli Stati Uniti:

Il Governo degli Stati Uniti sta parzialmente subendo una battuta d’arresto, per alcuni è colpa dei Repubblicani, per alcuni dei Democratici, per altri di entrambi. Il Presidente Obama ha detto che l’arresto è del tutto inutile, e che è stato “esasperato” dall’impasse di bilancio al Congresso. D'altra parte, i Repubblicani dicono che il Presidente si è rifiutato di ascoltare "il popolo americano " e di negoziare con esso.

Ha eventualmente commenti e consigli per i politici americani?

 

Dario Fo:

No, perché conosco poco la situazione, è un conflitto del tutto americano. Tuttavia penso che sia pretestuale: il vero conflitto è una lotta per il potere e per avere l’opportunità di gestire e manovrare il governo e la nazione.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

6. Ambiente:

So che lei è molto sensibile al tema dell'ambiente. L'inquinamento atmosferico e delle acque in Cina è sempre più grave. Vedere il cielo blu è un lusso per i residenti di Pechino; le malattie respiratorie sono la prima causa di morte in Cina. Si prevede che l'indice di PM2,5 sarà di oltre 300 milligrammi per metro cubo ancora una volta questa settimana, un livello pericolosissimo.

Inoltre in Cina la metà di tutte le acque sotterranee e 2/3 di tutte le acque di superficie è inquinata.

La scarsa qualità di carbone e benzina, così come l’ossessione del governo per l’industrializzazione e l’urbanizzazione, sono le principali cause di tutto questo inquinamento. Tuttavia alcune fazioni del governo cinese locale e centrale beneficiano direttamente dal business che contribuisce all’inquinamento, creando conflitti d’interesse.

Alcuni ambientalisti e intellettuali hanno cominciato a fare collegamenti tra il degrado ambientale e il sistema politico in Cina. Questo irrita il governo, ovviamente, e rende l’inquinamento in Cina una vera questione politica.

Ha qualche consiglio per la Cina in merito a come proteggere l'ambiente?

 

Dario Fo:

È lo stesso che succede in Italia, o in America. Il problema fondamentale è una scelta politica. La Cina ha ricalcato quello che si fa in America o in Italia. La Cina ha la possibilità di trarre energia dal sole e dal vento. Tuttavia ha fatto la scelta sbagliata dall’inizio, con carbone e benzina. Se avesse cominciato a produrre energia mettendo i pannelli solari sui tetti, nei prati, nelle foreste (ha degli spazi immensi) avrebbe potuto avere e distribuire facilmente tanta energia elettrica, come fanno in Finlandia, dove ogni 2 km c’è un distributore di energia elettrica per caricare le macchine. Se la Cina avesse sviluppato una cultura dell’energia elettrica ed eolica, sarebbe di sicuro il paese più salubre del mondo. Invece la Cina ha cavalcato la logica del capitalismo, comprando la benzina al prezzo dell’acqua e vendendola a quello dell’oro. Sfortunatamente quest’approccio non genera vantaggi per la popolazione; piuttosto ciò genera profitti per pochi individui.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

7. Un testo di base fra le sue opere:

Quale tra le sue opere dovrebbero conoscere gli studenti dei college americani e cinesi per comprendere la sua arte?

 

Dario Fo:

Chiedere a un artista di scegliere un’opera è un poʼ riduttivo: per capire Shakespeare è meglio “Romeo e Giulietta” o “Misura per Misura”? Io, solo per cominciare, direi “Mistero buffo”; poi subito dopo “Morte accidentale di un anarchico”. Ho scritto 70 commedie, scegliere è difficile …

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

8. Isola deserta:

Per decenni, la BBC Radio ha mandato in onda Desert Island Discs, uno spettacolo in cui gli ospiti scelgono e discutono otto pezzi di musica, un libro e un bene di lusso che porterebbero con loro se fossero naufraghi su di un'isola deserta.

Ha un breve elenco di libri e musiche che porterebbe con lei se fosse su di un'isola deserta per un anno ?

 

Dario Fo:

Non so proprio … C’è un vecchio detto lombardo che è paradossale e dice: ”Se mia nonna avesse le ruote sarebbe un tramvai”; cosa vuol dire? Significa che un paradosso è ineluttabile, e non si può fare una scelta su di un paradosso assurdo. La prima cosa che farei su di un’isola deserta sarebbe prendere i libri e bruciarli per fare luce e calore. Il solo libro che mi porterei da leggere sarebbe una guida alla sopravvivenza in un’isola deserta: perché la prima regola su di un’ “isola deserta” è sopravvivere.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

9. Reincarnazione:

Alcune persone credono nella reincarnazione- l'anima o lo spirito, dopo la morte biologica, inizia una nuova vita in un nuovo corpo che può essere umano, animale o spirituale, sulla base della qualità morale delle azioni della vita precedente. Sono fermamente convinto di essere stato un italiano nella mia vita precedente. Purtroppo, però, mi sono dimenticato la lingua italiana.

So che probabilmente lei non crede nella reincarnazione, ma potrebbe per favore solo immaginare la sua precedente o prossima vita?

 

Dario Fo:

Mi piacerebbe tanto che esistesse la reincarnazione. Ho scritto l’introduzione per un libro di Franca, che si chiama “Una vita all’improvviso”, dove immagino di averla incontrata 5 volte nelle mie vite precedenti; e mi piacerebbe incontrarla ancora nelle mie future vite.

 

CHANG WANG e IOLE FARGNOLI:

10. Il suo prossimo progetto:

Puoi dirci qualcosa del suo prossimo progetto?

 

Dario Fo:

Ho tanti progetti, io non ne comincio mai uno solo. Aiuterò dei ragazzi che metteranno in scena un’opera, poi devo finire tre libri che sto scrivendo contemporaneamente e poi andrò sicuramente in Francia, la mia seconda patria. E poi ho tanti piccoli e grandi appuntamenti. E, infine, aspetterò di potermi riposare per sempre.

 

Dario Fo e Chang Wang di fronte al quadro di Dario

dal titolo “Franca in fuga dal Senato”

Dario Fo e Iole Fargnoli


DARIO FO PER I LAVORATORI BURGO - RIVEDI IL VIDEO DELLA MARATONA

Maratona per il lavoro all'Arci Tom: «Una situazione senza precedenti, una politica invisibile che non sa ascoltare il suo popolo. Quando ero diciottenne il mondo stava cambiando e noi giovani gli correvamo incontro per stargli dietro. Oggi il mondo cambia e i nostri giovani perdono prospettiva, non hanno più un futuro. Però la gente reagisce, i giovani hanno voglia di fare, di esserci e di partecipare. Sono commosso dall'impegno di questi lavoratori». Poi Dario Fo, in collegamento streaming con “La strada giusta per il lavoro”, chiede di poter parlare con alcuni dei presenti. Così Gian Paolo Franzini, Rsu Burgo, ha conversato amabilmente con Fo, che si è complimentato con la forza e la loro volontà dei lavoratori della Burgo di essere parte di questo cambiamento, gridando anche: «Le luci che ci vengono addosso non sono quelle della ribalta, ma quelle di un camion che ci vuole schiacciare. Rialzatevi e partecipate, partecipate e partecipate». PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO CLICCA QUI

VIDEO DELLA MARATONA E INTERVENTO DI DARIO FO:

 


Natività a San Vittore con Fo e l'orchestra dei bambini

Il premio Nobel si è esibito in carcere con il celebre Mistero Buffo, accompagnato dai piccoli musicisti degli Archistorti.

dario fo san vittore orchestra bambini dicembre 2013

Il celebre remagio "négher" di Dario Fo, sul "camèl" che da quasi mezzo secolo ne ha fatto uno dei personaggi più esilaranti del suo Mistero Buffo, ha fatto il proprio ingresso a San Vittore ieri sera per potare un'ora di riso e grazia natalizia ai detenuti - uomini e donne , italiani e soprattutto stranieri - di piazza Filangieri.

A metterci la commozione, ma anche un vento di leggerezza che per una galera è la merce più rara del mondo, un'intera orchestra di violini, viole, violoncelli e contrabbassi: suonati da bambini.

E' questo lo spettacolo-cencerto portato ieri nel carcere milanese dal Premio Nobel e dall'orchestra degli Archistorti, esperimento giovanile nato a Reggio Emilia sulle orme di quello ideato in Venezuela dal maestro Josè Antonio Ambreu per togliere i bambini dalle favelas e ripreso in tutta Europa da Claudio Abbado.

E se per l'attore e drammaturgo da sempre impegnato sul fronte delle condizioni dei detenuti si è trattato di un ritorno, a meno di un anno dalla visita compiuta a San Vittare nel gennaio scorso, i piccoli musicisti ( e cantori) della formazione diretta da Tiziana Caselli è stato naturalmente un esordio: ad applaudirli nella cappella del reparto femminile, dove è avvenuta l'esibizione, un centinaio di detenuti e il vicedirettore del Dipartimento amministrazione penitenziaria Luigi Pagano, forse al termine il più commosso di tutti.

L'esperimento, perchè è di questo che si è trattava, anche solo per la novità assoluta di far entrare in carcere dei bambini in veste di artisti -  è stato portato avanti dalla Libera Università del Teatro con Donatella Massimilia in collaborazione con la direzione di San Vittore: "un gesto non solo culturale ma anche di grande pietas nei confronti di persone che patiscono una condizione di sovraffolamento ogni giorno più grave." 

Per riuscire nell'impresa e superare l'iter burocratico di tutte le autorizzazioni necessarie Dario Fo si era spero personalmente con una lettera in cui ricordava un volta di più le "condizioni drammatiche" delle carceri italiane: anche se proprio San Vittore, secondo il premio Nobel, è comunque uno degli istituti "all'avanguardia"nel tentativo di portare l'arte tra le sue mura: un "impegno da incentivare sempre più nei luoghi della sofferenza, dove l'arte e la bellezza sono enormemente necessarie".

 

Articolo di Paolo Foschini pubblicato sul Corriere della Sera in Cronaca di Milano  24 dicembre 2013 Riproduzione riservata

 

 


L'altro Mandela: tagli ai privilegi e un solo mandato.

 

di Dario Fo 

il Fatto Quotidiano 12 dicembre 2013

L’11 febbraio 1990 Nelson Mandela, in seguito alle continue manifestazioni e alle pressioni dei democratici, anche bianchi, del Sudafrica, venne liberato dalle carceri nelle quali aveva trascorso gran parte della sua vita. Di lì a poco ci furono le nuove elezioni e l’ergastolano fu eletto Presidente del Sudafrica. Suo vice fu nominato l’ex presidente bianco, De Klerk, che aveva firmato la sua liberazione. Mandela, appena eletto, entrando nel salone–ufficio assegnato al Presidente del Sudafrica esclamava: “Sarà difficile che mi abitui a questi spazi, vengo da una cella di dimensioni molto ridotte, col cesso incluso”. Quindi, rivolto al suo segretario, chiede: “Visto lo sfarzo, quanto è la paga?”. Il segretario mostra la parcella scritta su un foglio. Mandela rimane un attimo senza fiato e ed esclama: “Che esagerazione! No, non posso accettarlo!”. All’istante a tutti quanti noi italici vengono in mente le reazioni degli ultimi eletti al parlamento quando, agli inizi di quest’anno, qualche onorevole fece notare il disastro da cui si trovavano travolti i pensionati, i licenziati delle fabbriche chiuse, smantellate, coi macchinari spediti all’estero. “Dovremmo far qualcosa, dimostrare la nostra solidarietà!” esclamò uno dei neoeletti. “In che senso solidarietà?” chiese impallidendo il solito veterano della poltrona garantita. E la risposta fu: “Cedere una parte del nostro stipendio per soccorrere gli esodati e i giovani senza alcuna prospettiva di lavoro”. Dopo qualche secondo, nella sala non c’era più nessuno, salvo il giovane autore dell’insana proposta.

In una scena all’inizio dello stupendo film Invictus di Clint Eastwood, il partito di Mandela, riunito a congresso, decide di abolire i colori e lo stemma dalle casacche dei giocatori della nazionale di rugby, lo sport più popolare in Sudafrica, dove c'era un solo nero. Votazione per alzata di mano. Tutti gli uomini di colore levano le braccia in alto. I simboli della squadra, che oltretutto si trova in una crisi disperata, vengono annullati. Allora entra in scena Mandela, prende la parola e, con tono deciso, si dice contrario a quella risoluzione. “Dovremmo ripristinare gli Springboks. Reintegrare il loro nome, il loro emblema e i loro colori immediatamente. E vi dico perché.

A ROBBEN ISLAND, tutti i miei carcerieri erano bianchi. Li ho studiati, ho imparato la loro lingua, ho letto i loro libri, la loro poesia. Occorreva che conoscessi il mio nemico per poter prevalere su di lui. E infatti abbiamo prevalso, non è così? Tutti quanti noi abbiamo vinto. I bianchi non sono più i nostri nemici, oggi, sono i nostri fratelli sudafricani, i nostri concittadini in democrazia. E a loro stanno a cuore gli Springboks. Se glieli portiamo via noi li perderemo, ci comporteremo come da sempre hanno fatto loro con noi. No. Noi dobbiamo essere migliori. Dobbiamo sorprenderli con la comprensione, con la moderazione e con la generosità.  È il momento di costruire questa nazione, usando ogni singolo mattone a nostra disposizione”. Ci fu una nuova votazione e, per un solo voto, la proposta di Mandela, Venne approvata.

Ciò che vi abbiamo proposto non è il risultato di una sceneggiatura ad effetto facile: neanche una parola è frutto di fantasia e melodramma. In questi giorni gran parte dei giornalisti mistificano per eccesso il personaggio. Si tende a presentarlo come se si fosse trattato di una specie di San Francesco di colore che impone ai seguaci di abbandonare ogni spirito di vendetta. Un insolito politico straordinariamente illuminato e propenso al perdono e alla pacificazione ad ogni costo.

Mandela, fin da prima della sua liberazione, si estranea completamente come se non avesse vissuto tutte le angherie patite e dice: “Quando la mia liberazione era prossima ho messo giù le tracce dei discorsi che avrei dovuto tenere, e man mano le parole “condanna”, “castigo” e soprattutto “vendetta” venivano cassate. A che scopo avrei deluso i miei fratelli che speravano, in memoria dei loro cari umiliati, torturati, e uccisi per anni, anzi secoli, che fosse data soddisfazione a quel popolo trattato come gli animali da allevamento? Ma il problema più importante era quello della costruzione di una comunità nazionale che non vivesse nella logica infinita della vendetta e delle ritorsioni. Il pericolo maggiore era quello di creare, in conseguenza del far giustizia ad ogni costo, una situazione di paura, anzi, di terrore nella totalità dei bianchi, i quali avrebbero preferito abbandonare il proprio paese piuttosto che subire una ritorsione”.

Quel comportamento fu di esempio a tutti i popoli. Soprattutto l’idea di creare tre commissioni di giustizia che avessero come compito quello di scoprire la verità sulle violazioni dei diritti umani. Non solo quelle messe in atto dai dominatori bianchi, ma anche quelle del movimento al quale apparteneva Mandela. E  in particolare fu istituita una commissione che si preoccupava di indurre chi aveva commesso violenze a dire la verità e soprattutto raccontarla davanti alle loro vittime. Solo confessando i propri delitti si sarebbe potuta ottenere l’amnistia. Ma ancor più si cercava di indurre le stesse vittime al coraggio di testimoniare le violenze subite. E qui esce una verità che pochissimi cronisti hanno avuto la dignità civile di raccontare. Cioè quanti furono gli amnistiati e quanti i condannati: i primi furono 849, mentre i condannati ammontarono a ben 5392.  Compresi alcuni vincitori, come l'ex moglie di Mandela, Winnie Madikizela.

Per concludere vogliamo sottolineare un atto di Mandela veramente eccezionale, unico, forse, nella storia delle grandi guide dei popoli. Egli, nell’atto stesso in cui accettava di ricoprire la carica di Presidente del Sudafrica dichiarava che sarebbe rimasto al potere per un solo mandato. E mantenne la sua parola. Anzi, alla folla di sostenitori che insistevano perché rinnovasse quell’impegno egli rispose: “No, non voglio assolutamente essere di esempio per un andazzo che normalmente si ripete in ogni società democratica: quello di gestire il potere ad libitum. Oltretutto ci sono giovani uomini politici che, sono sicuro, faranno meglio di me. Infatti, personalmente, ho mancato in più un’occasione, a cominciare dal problema della lotta all’AIDS, e da un’attenzione più decisa, direi drastica, contro la criminalità organizzata che sta ancora rovinando il mio paese”.

 

[Riproduzione Riservata]

 

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DARIO FO: BEPPE E' UNO DI SINISTRA, SBAGLIATO ACCOSTARLO A BERLUSCONI

 

Intervista di Matteo Pucciarelli a Dario Fo | la Repubblica 8 Dicembre 2013

MILANO - "Personalmente non mi piace quando si colpiscono i sentimenti delle persone con il sarcasmo", dice Dario Fo - icona della sinistra, premio Nobel da un po' di tempo tra i padri nobili del M5S - a proposito del blog di Grillo contro Maria Novella Oppo dell'Unità.

Quindi Grillo ha sbagliato a mettere all'indice la cronistra?

"No, aspetti. Ha solo detto che le cose scritte a proposito del movimento non sono vere. Io me li sono andati a rileggere quei pezzi della Oppo: sono pieni di falsità."

Ma è vero che vi siete sentiti con Grillo e dopo lui ha tolto il post dalla homepage del blog?

"Ho parlato con Casaleggio. Vede? A me fa enormemente piacere se una mia osservazione è utile a far cambiare idea."

E come vi siete chiariti?

"Non c'era nulla da chiarire, io parlo con molta libertà e sincerità e l'ho fatto anche sta volta. Nessun Problema.

Perchè prendersela con i giornalisti, però?

"Ma non sono i giornalisti in sè, solo chi dice menzogne. E lo sa perchè se la prendono tanto con il M5S? Perchè in tanti hanno il terrore di questi ragazzi che vogliono un cambiamento vero. Vedo tanto egoismo in giro, e tanta paura di perdere privilegi.

Esiste anche la querela, se ci si sente diffamati, o no?

"Si, poi passano anni e non si risolve nulla e si spendono patrimoni in avvocati. Sa quante ne ho ritirate io?

Grillo dice di fermare all'ingresso del parlamento gli eletti abusivi. Concorda?

" Lui utilizza il suo linguaggio, ma sono d'accordo. Mi scusi, ma se sono illegittimi perchè fare gli ipocriti? In un paese normale per una cosa del genere il governo sarebbe già crollato, siamo alla follia. La follia di una sinistra che sta insieme alla destra."

Non le fa effetto vedere che Grillo e Berlusconi adesso hanno lo stesso obbiettivo da colpire, cioè Napolitano?

"Non mi provochi. Non metta sulla stesso piano due persone diverse tra loro. Berlusconi pensa solo ai fatti suoi. Grillo ha smesso di lavorare e ha dato spazio a dei giovani volenterosi. E' come dire che comunismo sono la stessa cosa, solo perchè magari combacia un punto in un determinato momento."

E Grillo sarebbe il comunismo immagino..

"E' un uomo di sinistram di sicuro. Come me. Magari ci arriviamo in modo diverso, ma è così".

 

[Riproduzione riservata]

 

 

 

ARTICOLO PUBBLICATO SU ILFATTOQUOTIDIANO.IT il 6 dicembre 2013

 

Grillo contro giornalisti, Fo: “Nessun linciaggio, ma smettano di sputtanare” Il premio Nobel interviene sull'attacco dell'ex comico alla stampa "ostile" ai 5 Stelle. "Non accetto un linguaggio di questo genere", dice. Ma aggiunge: "I primi che devono cambiare registro sono proprio alcuni cronisti"  

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RISPOSTA DI DARIO FO ALLA LETTERA DI VAURO "COMPAGNO, SCENDI DA QUEL PALCO"

 

dario fo risponde a vauroCaro Vauro. Poche ore prima di ricevere la tua lettera con la quale mi chiedevi di "scendere da quel palco" montato a Genova per il V-Day, ricevevo una telefonata da Bari da parte di un responsabile del sindacato della Cgil della Puglia, che annullava la richiesta fattami alcuni giorni prima con la quale misi invitava a intervenire a una loro manifestazione dedicata all'importanza della cultura e con riferimento alle lotte degli operai dell'Ilva. Con molto impaccio l'incaricato mi dichiarava che, per ragioni tecniche, non sarei potuto salire sul palco per parlare ai lavoratori e agli studenti. Capii subito che la ragione di quel cambio di programma era senz'altro il discorso che avevo tenuto a Genova il giorno precedente, soprattutto in conseguenza della posizione che avevo preso prima e dopo la sentenza e durante il processo a proposito dell'intossicazione di massa causata dalle esalazioni provenienti dagli altiforni che avevano inquinato l'intera città. Ma cosa mi ero permesso di dire precisamente a Genova davanti a qualche migliaio di intervenuti e, oltretutto, ripreso da tre emittenti televisive nazionali, per non parlare di quelle straniere? Mi ero solo lasciato andare a una breve analisi dei fatti inerenti l'acciaieria di Taranto e gli scarichi tossici, ricordando da quanti anni fosse esploso l'allarme di quella strage annunciata. Per inciso Franca, già nel 2006, aveva denunciato al Senato il protrarsi di quella mattanza che coinvolgeva anche mogli e bambini degli operai.

Come si è potuto da parte del governo e dei partiti, compresi quelli di sinistra per non parlare dei sindacati, tardare in modo così colpevole a prendere posizione e convincere quei lavoratori ad andare a morire pur di mantenere il proprio posto? Ricordavo anche che, proprio nel momento più duro dello scontro il Pd, nella persona del segretario del partito, Bersani, incassò sottobanco un milione di euro per indurre il partito stesso a dimostrarsi più accomodante verso i proprietari, tutti sotto processo e quindi condannati a una media di quattro anni di carcere ciascuno. Nel mio intervento accennavo anche al vergognoso ricatto imposto da Marchionne al sindacato: "O accettate il mio programma e le mie proposte sul salario o tiro su baracca e burattini e trasloco tutta la Fiat in Romania!". Per finire ricordavo di sfuggita la lotta tuttora in corso in Val di Susa a proposito del Tav. Concludevo con la strage dei barconi di Lampedusa e l'inchiesta in corso sulle gravi responsabilità della Guardia costiera che, pur essendo in grado di intervenire in tempo, ha evitato di soccorrere quei 200 migranti, comprese donne e bambini, finiti in fondo al mare.

Sbaglio, Vauro, o le proteste su questi fatti ti hanno sempre trovato in prima linea e insieme abbiamo combattuto per anni queste prevaricazioni? Ti dà fastidio forse che oggi anche il Movimento 5 Stelle si ritrovi con noi con le stesse idee e lo stesso programma? Il discorso di certo cambia con i sindacati. Evidentemente i dirigenti della Cgil non gradivano che io ripetessi più o meno lo stesso discorso a Bari, in quell'incontro dal titolo Cultura è lavoro. Perciò mi avevano ordinato, seppur con garbo, di scendere dal palco.

MI SPIACE Vauro, ma sei stato anticipato. A ogni modo, mi ha creato un certo disagio notare che in quella tua breve lettera tu non faccia alcun accenno al mio intervento di circa mezz'ora che ho tenuto davanti a quella straordinaria assemblea composta da giovani e anziani, disoccupati e privi di prospettive, spesso disperati, che mi hanno ascoltato applaudendo e, in alcuni momenti, anche commossi e indignati al tempo. Perché hai taciuto? Non hai fatto cenno nemmeno a uno dei numerosi temi, spesso drammatici, che andavo elencando.

Eppure quante volte, nello stesso tempo, abbiamo condiviso, in anni e anni di lotte, quelle stesse istanze? Problemi che, guarda caso, erano pienamente condivisi anche da quelle migliaia di intervenuti in Piazza della Vittoria. Anche qui, come da parte dei sindacalisti di Bari, mi si era chiesto di parlare della cultura, legata al lavoro. Era la prima volta da molti anni in qua, credo, che in Italia capitava di poter ascoltare qualcuno trattare, durante un intervento politico, di un fenomeno straordinario, cioè della nascita e dello sviluppo di una cultura unica al mondo nei secoli. Il tutto sottolineando il rispetto e l'alta considerazione in cui eravamo tenuti dai paesi dell'intera Europa. E, concludendo, chiedevo al pubblico: "Che cosa è successo? Perché siamo crollati a livelli da débâcle totale?".

Dico la verità, caro Vauro, mi sarebbe piaciuto che nella tua lettera tu avessi fatto cenno a queste mie disperate parole, invece di indugiare su alcune feroci battute pronunciate da Grillo durante i suoi interventi. Una in particolare ti aveva offeso, quella in cui Beppe, rivolto ai dirigenti politici che compongono oggi il governo delle larghe intese, gridava: "Siete tutti morti, cadaveri!". Ecco, mi fa specie che questa negatività di linguaggio venga recepita da un satirico spietato e intransigente quale tu sei. Ti dirò che io stesso ho usato più di una volta forme paradossali e irritanti di quel genere. Ho messo in scena e recitato in tutta l'Italia per anni, fra gli altri, lavori con ballate dal sarcasmo macabro tratte dalla Commedia dell'arte, quali il dialogo fra Arlecchino e Razzullo, nelle vesti di becchini. Questi due zanni, anticipando di un secolo e più Shakespeare negli stessi anni in cui Shakespeare scriveva l'Amleto, estraggono dalla tomba in cui verrà sepolta la bella vedova ossa di scheletri in quantità e subito riconoscono il personaggio del tempo in cui viveva. Sbeffeggiano la salma, ne ripetono battute e atteggiamenti.

Noi, nella ricostruzione, si riesumavano personaggi non di fantasia ma che ricordavano autorità decedute di recente dai trascorsi spesso infami, ma non ricordo che qualcuno si fosse indignato. Almeno, sto parlando degli spettatori, i critici in gran numero, invece, si sono detti orripilati da tanto cattivo gusto. È accaduto lo stesso "crac" psichico anche a te, Vauro? È indegno scherzare con i morti? E allora cosa dire di Luciano di Samosata, che scendendo in visita nell'ade qualche secolo prima del nostro Dante, incontra laggiù addirittura lo scheletro semovente di Achille e, riconosciutolo, gli afferra con le due mani il cranio e gli sputa dentro le orbite vuote urlando: "Tiè! Tiè malnato!"? Di poi se ne va, ma ci ripensa, torna indietro, riafferra il teschio di Achille con le mani e gli risputa nelle orbite vuote.

TU SEI UOMO di cultura fine e profonda, Vauro, quindi non puoi esserti dimenticato del finale dell'Amleto di Shakespeare dove, uno dietro l'altro, tutti i protagonisti dell'opera si eliminano a vicenda. La madre del principe di Danimarca trangugia una pozione di veleno e schiatta, l'amante divenuto suo marito (che ha eliminato il proprio fratello pur di farsi re) viene infilzato da parecchi colpi di spada, Laerte, il fratello di Ofelia appena sepolta, viene accoppato in duello da Amleto, il quale a sua volta viene trafitto e sta agonizzando, ma prima di schiattare riesce a dare sentenze veramente straordinarie. Insomma alla fine, sul palcoscenico, vediamo, uno appresso all'altro, una sfilata di cadaveri.

Qual è l'allegoria di quella strage? Ma è chiaro, tutti i regnanti della Danimarca (ma in verità qui si allude al regno d'Inghilterra) son solo degni di essere ammazzati, cancellati dalla Storia. A 'sto punto come la mettiamo, Vauro? Ti prego, pronuncia qualche commento disgustato anche verso Shakespeare, noto autore di "brutte parole" truculenti. Oltretutto era autore di "verità assolute" e, facendo il verso ai grandi massacratori del suo regno, ripeteva sghignazzando i loro motti come "la vittoria è nelle nostre mani, non la getteremo ai porci!". Caro Vauro, io, ti giuro, non ho nessun risentimento nei tuoi riguardi e quando ti vedrò per esempio, sul palco di Servizio Pubblico , contornato da personaggi da contrappunto orrendo, mi guarderò bene dal gridarti: "Che ci fai lassù? Scendi, ti prego, compagno!". Ma al contrario ti dirò: "Usa bene le tue battute, raccontaci storie divertenti e piene di ironia", ché questo è il nostro mestiere di pagliacci.

Dario Fo

Il Fatto Quotidiano 07/12/2013