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DARIO FO e FRANCA RAME incontrano il Teatro Valle Occupato

dario fo e franca rame

Quando le rivoluzioni si incontrano
Teatro Valle Occupato – mercoledì 9 novembre 2011 ore 17:00

A sostegno della causa del Valle Occupato due grandi esponenti del teatro italiano ed internazionale dedicano un pomeriggio al confronto con gli occupanti e con il pubblico.
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare

 ”Non dobbiamo permettere ai politici di agire senza controllo, e visto che non ci danno gli spazi per esercitare questo controllo, dobbiamo prenderceli.” - Dario Fo 

 

 


[STAMPA] "CHE BELLO, UN PIRLA COME NOI!"

malis per dario fo«Dicono tutti che c’è la crisi ma i ristoranti sono pieni» è un classico dell’uomo della strada. Lo dice il tassista, lo dice l’avventore del bar, probabile che lo abbia detto ciascuno di noi in uno di quei momenti di spensierata dabbenaggine che costellano la vita di ogni persona qualunque. Sentire per la prima volta pronunciare quella frase al G20, da un capo di governo, è una svolta storica: vuol dire che l’uomo della strada, con tutta la sua spensierata dabbenaggine, è arrivato al vertice.

Ci ritroviamo dunque ad essere governati da uno qualunque, che quando pensa una fesseria qualunque la dice a tutti. Probabile che alcuni italiani ne siano soddisfatti ne siano soddisfatti: “che bello, finalmente un pirla come me è al potere, questa sì che è democrazia”. Ma è probabile, anche, che altri italiani, tra i quali mi annovero, ne siano invece desolati. Forse suggestionati da vecchie letture scolastiche (Pericle, per esempio) pensavano che la democrazia fosse una selezione dei migliori. Aperta a tutti ma destinata ad individuare i migliori. Il vecchio concetto di classe dirigente, insomma. Ritrovarsi rappresentati nel mondo da uno che pensa e parla come l’ultimo di noi è un bruciante fallimento. Votare per uno “come noi” significa sprecare il voto e sprecare la democrazia. Vogliamo votare per uno che sia migliore di noi. Per questo – soprattutto – non abbiamo mai votato Berlusconi.
Michele Serra  La Repubblica, 5 novembre 2011.

 

 


[STAMPA] Dario Fo e Franca Rame tornano con “Mistero Buffo”

A 42 anni di distanza dalla “prima” di uno degli spettacoli che hanno fatto la storia del teatro, Modena avrà l’occasione di rivederli di nuovo insieme.

 

Regalo di Natale imperdibile, per chi riuscirà ad accaparrarsi i biglietti, di Forum Eventi, la rassegna organizzata dalla Banca popolare al Forum Monzani. Il 10 dicembre a sorpresa Dario Fo e Franca Rame porteranno in città il “Mistero Buffo”, il loro spettacolo più famoso che concluderà la stagione autunnale della manifestazione di presentazioni librarie, spettacoli e musica gratuiti che finora è stata seguita da 10mila spettatori tra ottobre e novembre.

Dario Fo, per la sua ricerca teatrale e linguistica sui secoli medievali ha ottenuto nel 1997 il premio Nobel con questa motivazione: «A Dario Fo… che nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati…» e il mistero Buffo, inaugurato 42 anni fa ne è la massima espressione con le rievocazioni storiche di Fra Dolcino e della fame dello Zanni. Era infatti il 1969 quando Dario Fo e la moglie Franca andavano in scena a Milano per la prima volta e ora tocca a Modena, con i biglietti dello spettacolo già in prevendita presso tutte le filiali della Banca Popolare dell'Emilia Romagna. E' lo stesso Fo – protagonista pochi anni fa di una lettura del Duomo e della Ghirlandina in piazza Grande – a spiegare la ragione del successo di “Mistero Buffo”: «Nel 1969, in occasione della prima, recitavamo in un capannone di una piccola fabbrica dismessa dalle parti di Porta Romana che avevamo trasformato in una sala di teatro con il nostro gruppo. Franca ed io ci alternavamo sul palcoscenico eseguendo monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiane, ma provenienti da tutta Europa. Lo spettacolo ottenne grande successo e venne replicato centinaia di volte nel teatro di via Colletta, in palazzetti dello sport, chiese sconsacrate, locali cinematografici, in balere e perfino in teatri normali».

E il teatro popolare che con le sue storie, spesso reali, e il suo linguaggio popolare – poi da Fo trasformato in grammelot, la lingua dei giullari – non aveva nulla da invidiarea quello erudito. «Non esiste – continua Fo – una forma espressiva popolare autonoma perché l'unica cultura autentica e di pregio è quella espressa dal potere dominante. L'altra, quella cosiddetta popolare, in verità è solo risultato di scopiazzature». Insomma la storia, anche letteraria, la scrivono i vincitori e gli unici poeti validi sono quelli dalle corti dei principi e dell'alta borghesia. «Fu proprio in quel tempo – conclude l'attore – che scoprimmo dei ricercatori di grande valore che ci davano ragione, a cominciare da Pitrè, Toschi e De Bartholomeis, Tullio de Mauro e Gianfranco Folena». Alcuni studiosi hanno riflettuto sul grande valore del lavoro di Fo e Rame, legato alle competenze dialettali manifestate attravero la mimica, il lazzo, l'onomatopea, le tecniche del discorso e della narrativa popolare.

Il Mistero Buffo è stato rappresentato anche in Inghilterra, Spagna, Grecia, Russia e Francia. Al centro della rievocazione teatrale c'è il giullare, l'espressione teatrale del popolo con la propria cultura e i propri sentimenti di rivolta, resi da Fo e Rame con modi espressivi tipici di chi si esibiva nelle piazze, nei mercati e la recitazione in grammelot, articolazione di suoni e di azione assieme, nato poiché gli “attori” viaggiavano in luoghi in cui si parlavano lingue diverse e dovevano farsi intendere da tutti con testi satirici che sbeffeggiavano i potenti in modo grottesco. Lo stesso titolo dello spettacolo deriva dalla scelta di Fo di trattare l’espressione popolare nella sua forma ironico-grottesca come mezzo di provocazione, di diffusione e di agitazione delle idee. Già dal III-IV secolo dopo Cristo il termine “mistero” indicava uno spettacolo, una rappresentazione sacra e l'aggiunta di “buffo” conduce dunque a una “rappresentazione di temi sacri in chiave grottesco-satirica”. I prossimi appuntamenti di novembre di “Forum Eventi” saranno il 4 novembre alle 21 con il musicista e compositore Roberto Cacciapaglia che porta a Modena il suo Ten directions tour 2011; martedì 8 novembre alle 21 Valerio Massimo Manfredi presenta il suo ultimo libro Otel Bruni; domenica 13 novembre alle 17 Corrado Augias e il pianoforte di Giuseppe Modugno con lo spettacolo Raccontare Mozart. Per info: 059.2021093 e www.forumguidomonzani.it.
Stefano Luppi

fonte: gazzettadimodena.it


Jacopo Fo Ambientalista dell'anno 2011

jacopo fo ambientalista dell'anno 2011Quest'anno tra gli 8 candidati al premio di Legambiente e La Nuova Ecologia per l'ambientalista dell'anno 2011 c'è anche Jacopo!!!

La sua scheda di presentazione: “Se volete conoscerlo dovete affrontare i tornanti fra Gubbio e Perugia. Lui vive qui, nella libera università di Alcatraz che rappresenta da trent’anni un punto d’incontro all’insegna dell’ecologia, della buona tavola e della gentilezza. Un’esperienza arricchita di un’attenzione sempre più forte verso l’efficienza: l’impatto della struttura, che ospita 40 persone con tanto di piscina, ristorante con prodotti tipici e un parco didattico, viene compensato da 3 milioni di metri quadri di bosco. In più gli alloggi sono stati isolati termicamente dimezzando le emissioni, per gli scarichi si utilizza l’acqua piovana, le lampadine sono a basso consumo, ci sono quattro pannelli fotovoltaici e si riusa l’80% dei rifiuti. Tutto peraltro accompagnato da una buona dose d’ironia e cordialità. Che cosa volere di più?

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[STAMPA] Capitale Europea della Cultura 2019 Dario Fo: «Ravenna città straordinaria»

RAVENNA. « Bisogna ricordare ai cittadini di Ravenna che la storia della loro città è straordinaria, ma loro non hanno coscienza della sua importanza per l’umanità, e vivono come se abitassero in un qualsiasi centro sconosciuto. Se chi abita questa città non ha coscienza, poi è difficile coinvolgere e convincere quelli che vengono dall’esterno».

Dario Fo, protagonista assoluto del teatro italiano, commediografo, regista, scrittore, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1997, ha ricevuto nel 1999 la cittadinanza onoraria di Ravenna per il suo rapporto «costante e fecondo» con la città.

Maestro, Ravenna ha qualche possibilità di diventare la capitale europea della cultura nel 2019?
«Tutto dipende da come si riesce ad impostare l’operazione. Ravenna parte con un grande vantaggio su quasi tutte le città in lizza, può esibire una cultura, possiede dei monumenti unici e irripetibili, e non bisogna mai dimenticare che Ravenna è stata capitale dell’Impero d’Occidente e d’Oriente per lungo tempo, ha avuto come fondatori addirittura imperatori romani di grande intelligenza e cultura. E’ poi una città importante sul piano del mercato, della navigazione e anche delle industrie. Ma certo è che la voce maggiore è senz’altro quella dei grandi momenti culturali. Devo dire, per quello che ho vissuto in Ravenna, vi sono delle situazioni negative, per esempio quella di aver trasportato l’Accademia del mosaico fuori della città, in una condizione ormai quasi inesistente, abbandonata a sé. C’è stata molta disattenzione. Io adoro Ravenna, ho scritto anche il testo La vera storia di Ravenna, che è ancora in libreria adesso dopo tanti anni, dopo tre edizioni e tanta vendita». 

Se lei fosse il sindaco di Ravenna, cosa farebbe?
«Non conosco quello che ha fatto l’attuale sindaco, magari anche cose stupende. Io cercherei di coinvolgere profondamente le accademie, i teatri, soprattutto i giovani, le scuole da quelle elementari fino all’università. Proprio nel tempo dell’edizione de La vera storia di Ravenna, siamo andati avanti a raccontare le vicende di Ravenna attraverso un film, coinvolgendo i ragazzini e le scuole. E’ stato un lavoro straordinario sull’impianto di questa città antica e attuale: era talmente vasto l’argomento che abbiamo dovuto dividerlo in due sezioni. Ma il dvd non è stato ancora programmato. Basterebbe quel documento a produrre un notevole aiuto alla scalata che il Comune e i ravennati stanno cercando di realizzare».

Simone Ortolani

fonte: corriereromagna.it


TERRA PROMESSA DI MARCO BALIANI, FELICE CAPPA E MARIA MAGLIETTA QUESTO SABATO SU RAI5 E IN STREAMING SU rai.it

Questo sabato 15 ottobre, su Rai5 alle ore 22, e in diretta streaming su www.rai.it (visibile ovunque, sia nelle regioni dove non c'è ancora il digitale terrestre sia all'estero) va in onda la versione televisiva di Terra promessa di Marco Baliani, Felice Cappa, Maria Maglietta: lo spettacolo è stato presentato con successo ai festival di Spoleto e Taormina la scorsa estate e sarà in tournée per tutta la stagione. Ecco una breve nota che accompagna lo spettacolo.

L’Italia di oggi è un paese pieno di contraddizioni.
È un paese di migranti che respinge gli immigrati. È un paese che si mette alla finestra a guardare i giovani partire. È un paese che risponde a una crisi profonda con l’astrazione di parole vuote e inefficaci.
L’Italia è un paese spaccato in due da una politica che sottolinea i contrasti e non li risolve: un paese che ha due anime, un Nord e un Sud che non sanno dialogare e che si allontanano in una deriva che coinvolge entrambi.
Quando è nata la frattura che attraversa il nostro paese? Quali sono le origini di una ferita che sanguina da così tanto tempo?
La “questione meridionale” affonda le radici in un terreno antico, antico quanto l’Italia: nell’anno dei festeggiamenti per i 150 anni dell’unità, è giusto ricordare dunque che molte delle fratture che attraversano il nostro paese sono ferite che risalgono proprio al processo di unificazione. All’Italia serve oggi un racconto, un racconto che metta in evidenza luci e ombre di un periodo storico in cui sono nate incomprensioni non ancora risolte e che pesano inevitabilmente su un paese che non è pacificato.
In Terra promessa. Briganti e migranti questo racconto prende forma: la storia del brigante lucano Carmine Crocco diventa infatti pretesto per riflettere sulla vita di tanti contadini del Sud, ma anche del Nord Italia, le cui vicende forniscono una chiave per interpretare la storia recente del nostro paese. Gli eredi di quei cafoni colonizzati e poi sradicati sono, oggi, gli operai della Fiat che proprio in Basilicata ha costruito lo stabilimento più efficiente e alienante d'Europa
In scena c'è Marco Baliani, a ripercorrere gli eventi, a ricostruire le circostanze e a illuminare i luoghi che i protagonisti di quelle vicende hanno consegnato alla storia. La regia, tra cinema e teatro, è di Felice Cappa. Ad accompagnare le parole del narratore in scena, compaiono, su schermi sovrapposti, come apparizioni fantasmatiche, altri personaggi, un contadino, una popolana, un barone e un soldato piemontese, a comporre un mosaico di racconti fatto di voci e punti di vista differenti. La narrazione vive all’interno di una speciale scatola luminosa, che racchiude il narratore e la sua storia in un caleidoscopio di immagini proiettate. Brevi squarci di vita, memorie di luoghi, riflessioni si amalgamano in uno spezzato affresco che regala allo spettatore una prospettiva rara da cui osservare questo spaccato di storia e meditare sul presente.

TERRA PROMESSA
Briganti e migranti

uno spettacolo di Marco Baliani, Felice Cappa e Maria Maglietta
con Marco Baliani
e con la partecipazione in video di Salvo Arena, Naike Anna Silipo, Aldo Ottobrino, Michele Sinisi
regia di Felice Cappa
drammaturgia di Maria Maglietta
musiche di Mirto Baliani
impianto scenico di Valentina Tescari
assistente alla scene Virginia Forlani
video design di Matteo Massocco
fotografia di Valeria Palermo
riprese video di Andrea Nobile
Steadicam e flyght jib Stefano Stefanelli
programmazione video e luci Mauro Melloni
fonico Mario Berciga
direttore tecnico Amerigo Varesi
aiuto regia Anna Banfi
delegato di produzione Lidia Gavana
un progetto di Change Performing Arts
produzione di CRT Artificio