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[STAMPA] Dario Fo e Franca Rame - Ospiti il 20 ottobre dell'Università La Sapienza di Roma

Il premio Nobel Dario Fo e Franca Rame saranno gli ospiti d'onore della manifestazione organizzata dalla Dott.ssa Marisa Pizza per la presentazione di ECLAP che avrà luogo a Roma giovedì 20 ottobre 2011, grazie al Centro Teatro Ateneo della Sapienza Università di Roma e con la collaborazione dell’Università degli Studi di Firenze (coordinatore di ECLAP), della Compagnia Teatrale Fo-Rame e della Fondazione Rinascimento Digitale e del MIBAC- Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo.

ECLAP è il nuovo archivio online delle arti dello spettacolo in Europa, co-finanziato dal Programma ICT- PSP CIP della Commissione europea: per la prima volta, le collezioni dei più importanti istituti e archivi europei delle arti dello spettacolo - prime fra tutte, in Italia, quella di Dario Fo e Franca Rame e quella del Centro Teatro Ateneo - saranno accessibili online attraverso un portale dedicato e attraverso EUROPEANA, la biblioteca digitale europea, con la traduzione dei metadati nelle maggiori lingue.

Nel corso dell’evento, il secondo di un ciclo di appuntamenti internazionali previsti da ECLAP, Dario Fo e Franca Rame presenteranno il loro archivio, in cui sono conservati documenti, video, immagini e testi di oltre 50 anni di attività della Compagnia Teatrale Dario Fo e Franca Rame. I materiali saranno messi a disposizione di ECLAP e confluiranno in Europeana. “Aderendo a ECLAP – sottolinea Dario Fo – intendiamo sostenerne il programma di conservazione valorizzazione e uso sociale del patrimonio artistico, reso possibile da un portale unico di accesso delle arti performative con diffusione nella Digital Library di Europeana”. Esiste, infatti, un ricco patrimonio di film, registrazioni, audiovisivi, immagini, schizzi, bozzetti, molti dei quali sono conservati in archivi e luoghi separati sparsi in tutta Europa che altrimenti rischierebbe di andare disperso.

 

11 ottobre 2011 Roma fonte: ustation.it


[Interviste] Dario Fo interviene a "Ora tocca a noi" manifestazione di SEL

 

"Prima di tutto, a voi che siete presenti in piazza Navona, che mostrate una straordinaria voglia di agire, di essere vivi, faccio tutti i miei complimenti."

Inizia cosi’ il videomessaggio che il premio Nobel Dario Fo ha inviato ai partecipanti alla manifestazione nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’, in corso a Roma in piazza Navona.

"E’ un momento duro, durissimo questo. - prosegue il premio Nobel – Stanno crollando tutti i i giochetti e i giochi pesanti che ha messo in piedi il governo e naturalmente tutta la classe che lo sostiene. Ed e’ straordinario che - davanti a situazioni come queste, che vedono franare speranze, che vedono persone disperate, che non arrivano davvero alla fine del mese, gente che non riesce nemmeno ad avere la possibilita’ di studiare, con le scuole ridotte certe volte e dei ruderi – ci sia sempre qualcuno che dice no; non cediamo, pensiamo, discutiamo, inventiamo qualche cosa, andiamo avanti, troviamo una soluzione. Ecco. A queste persone io faccio applausi infiniti.

Perche’ riuscire ad essere positivi in momenti come questo, bisogna avere una volonta’ di reagire straordinaria. E’ facile essere nello slancio quando il vento porta tranquillamente la barca. Ma non e’ facile quando sei controvento, quando ci sono tempeste come questa, quando vedi sopratutto la solitudine disperata della gente che non sa come risolvere, non dico il mese, ma la giornata. E’ bene vedere della gente che si muove, che agisce, che pensa, che vuole incontrarsi e sopratutto riuscire a voler trovare insime dal basso soluzioni nuove.

Certo oggi l’esempio che viene dalla politica e’ negativo.

E’ vecchio. E’ risolto con il solito tran tran che conosciamo da anni. E si risolve sempre con il rimandare, a sperare, e a promettere. A proiettare idee di cambiamento facili e poi ti accorgi – scusate il termine triviale – che sono solo dei bidoni immensi e della gente che e’ attaccata al proprio potere e pensa soltanto di tirare a campare, e a fare in modo che la danza, la gnaggnera come si dice, vada avanti tranquilla. Tutto rimanga cosi come e’, che non si muova niente e guai a chi respira.

Grazie. Grazie di avere questa rabbia. – conclude Fo – Una rabbia cosciente, non sgangherata, ma riflettente o meglio riflessiva come dicono i raffinati. Grazie ancora. Forza!!

Dario Fo

fonte: ilgiornaledipozzallo.net


[STAMPA] "La pittura di un narratore" - Una personale sull'arte di Dario Fo

Chiasso, 13 settembre 2011  di Maria Luisa Prete

dario fo pittoreÈ stato presentato al centro svizzero di Milano il programma espositivo del Max, museo di Chiasso. Grande protagonista della stagione autunnale, presente anche alla conferenza stampa, il premio Nobel Dario Fo. Tra le grandi esposizioni, infatti, un posto di primo piano spetta alla Pittura di un narratore (dal 22 settembre al 15 gennaio 2012): un'importante antologica dell’autore, del quale vengono esposte oltre 200 opere, fra cui numerosi inediti. Opere a olio di grande formato, affiancate da studi in matita, bozzetti, disegni policromi, litografie, arazzi e collage – alcuni dei quali esposti per la prima volta – che permettono di comprendere l’articolata ricerca artistica e il pensiero del maestro Dario Fo nel corso di sessantacinque anni di intensa attività. Nella sala video del museo sono visibili dei filmati che propongono un percorso “ragionato” sul tema autobiografico riferito al particolare rapporto di Dario Fo con la pittura, riletto attraverso le sue rappresentazioni dedicate ad artisti quali Leonardo, Raffaello, Michelangniolo, Correggio, Caravaggio, i maestri del Duomo di Modena e, proposto per la prima volta al Max museo in questa chiave di lettura, dal regista Felice Cappa.

«Ho cominciato a dipingere proprio al confine, a 5 anni racconta Fo alla conferenza stampaospite a casa di uno zio acquisito che amava tantissimo la pittura, lui svizzero e la zia italiana, lo zio faceva il vigile e aveva una divisa bellissima. Mi fece un regalo fantastico: colori, carta e addirittura tavole, così iniziai a dipingere. Più tardi, quasi 10 anni dopo, ritornando in questo luogo, ho visto una decina di mie tavole appese al muro e ho visto un pittore. In poche parole, il fatto di tornare dove ho cominciato è sempre un brivido una emozione».
«In questa mostra c’è la storia della mia vita – ha aggiunto Fo – dal liceo, all’accademia, la pittura in Svizzera e in Francia. Nel dopoguerra non si aveva paura di cercare soluzioni nuove, di andare oltre certi confini, ci si muoveva, abbiamo dipinto in tutte le direzioni. Non era un dipingere per apparire diversi ma solo per sperimentare, per studiare e scoprire il significato del valore della pittura, della scenografia ecc. All’Accademia di Brera ho partecipato a lezioni di scenografia, scultura, le materie non erano staccate come oggi ma si faceva tutto assieme, negli anni ho cercato di salvare quell’idea di arti che si fondono e che ancora mi porto dietro. Pochi sanno che a Brera sono passati grandi pittori stranieri, oggi anche importanti, arrivati dalla Francia e dalla Spagna. Ho recitato i pezzi che prima ho dipinto. Io sono un pittore professionista che ha deciso di fare l’attore e il regista».

Fino al 15 gennaio 2012
Max museo, via Dante Alighieri 6, Chiasso
Info: 0041916825656; www.maxmuseo.ch

 

fonte: insideart.eu


[STAMPA] Note di regia di "Mistero Buffo 3D"

mistero buffoProporre Mistero Buffo in un film 3D non è altro che continuare a rinnovare con i linguaggi e le tecniche di oggi una ricerca cominciata da Dario Fo e Franca Rame nel 1966 e che ha prodotto uno dei più importanti testi della cultura contemporanea.

Mistero Buffo è un capolavoro della letterature teatrale, uno delle opere che più hanno contribuito all’evoluzione della storia del teatro nell’ultimo secolo, non a caso consacrata dal Premio Nobel nel 1997. Ma non è solo questo.

Se si consulta il ricchissimo archivio Fo-Rame (www.francarame.it), si scopre come Mistero Buffo sia nato come una ricerca e una riscrittura della cultura popolare fatta anche tramite le immagini da essa prodotte, oltre che attraverso il recupero e la reinvenzione della tradizione scritta e orale.

Già nei primi appunti su Mistero Buffo si trovano scalette di quello che è l’embrione della lezione-spettacolo, con l’indicazione dell’uso di “lastrine”, ovvero immagini tratte dall’iconografia medioevale, che sarebbero state proiettate in scena. E così nelle prime rappresentazioni, proprio a partire da queste immagini, Dario ha cominciato a costruire i prologhi e a creare le sue affabulazioni.

La straordinaria presenza scenica di Fo, la sua arte anti-mimica, ha poi preso il sopravvento e ha fatto sì che Mistero Buffo fosse rappresentato anche senza il contributo visivo, una semplificazione che rimandava all’arte semplice e diretta dei giullari, che non avevano bisogno di teatri o saloni, ma utilizzavano le strade, le piazze, le corti e che, nel Novecento, è stata proficuamente ripresa e ha riaperto la strada a vari filoni della live performance che oggi dominano le scene, dal cabaret all’one-man-show, al fortunato fenomeno che oggi genericamente viene chiamato “teatro di narrazione”.

Ma l’impronta dell’immaginazione visiva - che è alla base della rivoluzione di Mistero Buffo - rimane comunque presente. Dario, che è pittore, prima ancora che attore, drammaturgo e regista, ripropone in scena quello che la cultura “bassa” ha elaborato e trasmesso, oltre che attraverso i canti, i canovacci delle rappresentazioni religiose e le giullarate, anche con i “libri di pietra” delle cattedrali (le statue, i bassorilievi, ma anche le vetrate), con le tessere dei mosaici, con le sculture lignee dei compianti e delle deposizioni, con le miniature dei codici e, naturalmente, con la stupefacente avventura della pittura occidentale.

L’immagine, dunque, come testimonianza e fonte di cultura, ma anche come componente essenziale del teatro che, da sempre, è arte totale per eccellenza.

Ma tutta questa ricerca ha sempre come origine un obiettivo sociale, politico che si può riassumere nella necessità di mettere in scena e di creare non solo per il pubblico, ma insieme al pubblico.

Il pubblico di ieri, che ha contribuito con le sue tradizioni e i suoi miti a trasmettere valori e conoscenze, ispirando, avvalorando e conservando le opere degli artisti del passato, e il pubblico di oggi che, con la sua partecipazione a un evento come il teatro, dà il suo apporto, ispirando contenuti e partecipando alla codifica del testo.

Sulla base di un primo canovaccio scritto e delle immagini – che quando non erano proiezioni erano scenografie, costumi, trovate che facevano scattare l’immaginazione – Dario e Franca hanno sempre interpretato delle performance creative, in continuo movimento, spettacoli in progress, che, replica dopo replica, hanno fatto sì che si sedimentasse un testo (inteso nella complessità di tutti i linguaggi presenti nel teatro) sempre nuovo e reinventato, dove un pubblico vivo e attivo si sente complice e protagonista e non semplice destinatario passivo.

L'idea di riprendere Mistero Buffo in 3D continua in questa direzione. E’ un ulteriore tentativo di far dialogare la narrazione orale, che può essere considerata la più antica forma di rappresentazione, con l'immagine in 3D, che sta creando nuove modalità di fruizione del cinema e della televisione.

La ricerca si arricchisce anche di un aspetto originale, tenta di trovare una strada nuova nella contraddizione tra lo spettacolo dal vivo e la sua riproduzione.

Questo lavoro mette l’accento sul corpo a corpo tra teatro e rappresentazione visiva, che ha nello spettatore la vera posta in gioco. Lo spettatore nella sua funzione creativa, nel suo essere parte integrante ed essenziale di un’arte che abbia un senso profondo per la comunità.

Nel Mistero Buffo in 3D, il pubblico è co-protagonista dello spettacolo, sia per come è costruito, fin dall’origine il testo, sia per come abbiamo creato la scena. Non c’è frattura tra palco e platea, più che una messa in scena, si cerca di ricreare una comunicazione rituale: l'attore non è mai ripreso da solo nelle sequenze, ma è sempre inquadrato insieme agli spettatori che, con la loro presenza, fanno sì che l'evento abbia luogo. Ed è per questo motivo che il pubblico è presente anche sul palcoscenito e fa da “quinta”. In questo modo, nelle riprese si vedono Franca e Dario che raccontano e, contemporaneamente, è sempre presente il pubblico con le sue reazioni; inoltre, il pubblico è anche riprodotto sul fondo del palco, grazie a una schiera di sagome poste su diversi livelli di profondità e si riverbera sul fondale che riproduce una grandi delle icone del popolo: il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo, ridipinto e moltiplicato da Dario.

Questo allestimento scenico è stato pensato così e realizzato proprio per valorizzare il set delle riprese in 3D e ci sembra che, anche metaforicamente, esso ricrei uno spazio collettivo dove può compiersi quell’atto magico in cui una comunità si ritrova e si rappresenta, condividendo con spirito critico valori e prospettive.

Felice Cappa
fonte: cinemaitaliano.info


[PETIZIONI] Facciamo Piazza Pulita!

volantino piazza pulitaDue giorni in piazza per dire basta ai privilegi della Casta, alla corruzione, al malaffare, ai condannati in Parlamento. Per dire che non vogliamo che a pagare i costi della crisi e del fallimento economico del governo siano i giovani e le famiglie mentre la classe politica si guarda bene dall’intervenire sugli enormi costi della politica. Da Dario Fo ad Antonio Tabucchi, da Margherita Hack a Paolo Flores D’Arcais la parte migliore del nostro Paese si mobilita e lancia un appello: torniamo in piazza a Roma il 10-11 settembre.

 

L’APPELLO
Siamo stufi di vivere quotidianamente i soprusi della Casta che pensa soltanto a conservare potere e privilegi.
Siamo stufi di chi ci governa, che fa pagare la crisi finanziaria esclusivamente agli italiani dai redditi più bassi e medi, i lavoratori, le donne, i pensionati e gli studenti e le famiglie.
Siamo stufi di questi politici che fino a ieri negavano l’esistenza della crisi economica e che anzi affermavano che sarebbe stata  necessaria solo una piccola manovra fiscale, in quanto l’Italia era sana dal punto di vista economico, addirittura il Paese messo meglio in Europa.
Siamo stufi di indagati e pregiudicati che siedono impunemente in Parlamento.
Siamo stufi di una Casta bugiarda che adesso rastrella i 70 miliardi di euro necessari a impedire il fallimento dell’Italia senza toccare i redditti alti e gli speculatori finanziari.
Siamo stufi di questa Casta che non ha la minima intenzione di ridurre gli enormi costi della politica che frena la crescita e penalizza le imprese sane a vantaggio degli evasori fiscali e di chi vìola le regole.
Per questo pensiamo che sia arrivato il momento di ribellarsi, facciamo Piazza pulita, con una mobilitazione che cominci con presidi in tutte le cittá italiane e che culmini con una manifestazione per il giorno sabato 10 settembre a Roma e una assemblea permanente il giorno 11 settembre.
 
  • 1897 miliardi euro Debito pubblico
  • 79 miliardi di euro Manovra finanziara
  • 17 miliardi all’anno Costo Province
  • 8.000.000 Italiani in poverta’ assoluta
  • 11.000 euro lo stipendio dei parlamentari
Chiediamo immediatamente:
  • La diminuizione del numero dei parlamentari
  • Il dimezzamento delle indennitá dei parlamentari
  • La revisione dei rimborsi elettorali ai partiti
  • Una seria e severa legge anticorruzione
  • L’abolizione delle province
  • L’eliminazione dei vitalizi dei politici a tutti i livelli
  • La cancellazione dei privilegi della politica: abuso di scorte ed auto blu, viaggi gratis non giustificati da impegni istituzionali, eccetera.

PRIMI FIRMATARI:

Oliviero Beha, Amedea di Somma, Paolo Flores d’Arcais, Dario Fo, Jacopo Fo, Francesca Fornario, Alessandro Gilioli, Giulia Innocenzi, Margherita Hack, Massimo Malerba, Franz Mannino, Gianfranco Mascia, Adele Palazzo, Marco Quaranta, Franca Rame, Valeria RossiniGuido Scorza, Antonio Tabucchi, Emanuele Toscano.

 

fonte: letteraviola.it


[STAMPA] CANZONISSIMA – spettacolo musicale abbinato alla Lotteria di Capodanno – presentano Dario Fo e Franca Rame

(1962) - CANZONISSIMA (12 ottobre) – spettacolo musicale abbinato alla Lotteria di Capodanno – presentano Dario Fo e Franca Rame

 

 

CANZONISSIMA CHE PASSIONE!.

Prendete quarantotto fra le canzoni più popolari degli ultimi cinque anni, aggiungete due pizzichi di ‘paprika’ (Dario Fo e Franca Rame), fate scrivere il copione da tre acrobati dell’umorismo (Fo, Chiosso e Molinari), condite il tutto con un’orchestra ricca di possibilità (quella di Gigi Cichellero), mettete ogni cosa in un grosso cappello a cilindro, agitate con una bacchetta magica e sfornerete sul tavolo una spumeggiante edizione di Canzonissima. […]
Per quanto riguarda lo spettacolo, Fo e sua moglie Franca Rame cercheranno di legare le varie canzoni con ‘gags’, ‘sketches’, siparietti veloci, brevi, pungenti, briosi, spiritosi, nello stile ormai consueto, mordace ma accessibile a tutti. […].
estratto da "Settimana Radio TV" – (7-13 ottobre)
http://www.mediafire.com/?ba0hnupovhxdhry

 

fonte: paperblog.com


[STAMPA] "COME TI FO" - Stefano Vicentini su "Il Boccaccio riveduto e scorretto"

Un capolavoro «riveduto e scorretto». Ma non tradito Dario Fo spiega, interpreta e riscrive il «Decamerone» e sfiora la grandezza dell'autore. «Cambio i finali dove serve. Il permesso? Me l'ha dato Bernard Shaw»

Chissà di quale dei tre narratori maschili del Decamerone, accanto a sette fanciulle, Dario Fo vestirebbe più volentieri i panni: Dioneo, licenzioso e ridanciano cantore di corna muliebri? Il più maturo Panfilo, cavalier cortese rivestito d'elegiaco sentimento? O Filostrato, voce patetica delle pene d'amore finite in tragedia (caratteri peraltro ricavati dall'etimologia dei nomi greci). Diamogli comunque una veste di broccato e una briosa gagliardia giovanile per entrare nella brigata dei novellatori assoldata dal Boccaccio. A buon diritto, senza dubbio. Perché a 85 anni il premio Nobel ha ancora una ricca vitalità da esprimere e una miniera di racconti che ridestano il gusto affabulatorio antico.

Nel suo ultimo libro, Il Boccaccio riveduto e scorretto, a cura di Franca Rame sua moglie (Guanda, 448 pagine, 22 euro), Dario Fo dipana tredici riletture che danno una prova concreta del vitalissimo mondo medievale del Trecento. Sia beninteso che l'autore, seguendo le storie del Boccaccio nate da esperienze di vita tra Napoli e Firenze, non offre un'interpretazione illusoria e smagata della società, che anzi conosceva bene l'arrivismo e la bancarotta, l'azione azzardata e la falsa parola, la ribalderia dei potenti e il delitto di sangue, persecuzioni e censure. Ma ripercorre quei vissuti quotidiani proprio con lo sguardo, tutto sommato distaccato e indulgente, che ebbe il grande maestro, lontano dallo scandalizzarsi o dal denunciare apertamente le ingiustizie — anche per non finire come Iacopone da Todi, Dante o più tardi Savonarola, indignati che invece pagarono di persona. Lo sghignazzo e lo sberleffo antichi sopravvivono proprio per come gli autori satirici li hanno portati nella letteratura, filtrandoli cioè con meccanismi di reinterpretazione e suggestione simbolica, o sviamenti di convenienza. Fo cita, ad esempio, l'omertà di Boccaccio sull'accusa alla regina Giovanna d'Angiò di aver assistito impassibile all'assassinio del marito, principe d'Ungheria. Allora ognuno sarà libero di attualizzare come crede i cari personaggi del Decamerone, così non moriranno mai: ser Ciappelletto, Abraam giudeo, Andreuccio da Perugia, Lisabetta da Messina, Calandrino e gli altri.

Con libertà artistica Dario Fo si è autorizzato a ricostruire memorabili vicende, ora cambiandone il finale ora narrandole in volgare, ora accentuando l'espressività ora alludendo al contesto storico: il paziente studio e la maestria della ricomposizione, tra biografia e racconti, hanno dato un felice esito. Piacevole anche la scelta di corredare le pagine con un'autentica galleria d'arte, quasi 200 tra dipinti e disegni realizzati dallo stesso Fo, che dà il ritmo del racconto con figure dinamiche quasi sempre in atto di danza e una marcata vivacità coloristica. La rilettura d'autore di Boccaccio, del resto, non è nuova: Fo ricorda la lezione di «un grande uomo di cultura e spregiudicatezza quale Pier Paolo Pasolini, sensibile al valore di questo narratore di conte, alle cui favole dedicò un film» (1971). Stavolta però il libero riuso è diventato, come dice il titolo, uso «riveduto e scorretto». Così l'innocente Ginevra è vittima di una crudele scommessa, in cui il marito vuol metterne alla prova la fedeltà (seconda giornata, novella IX). Nel finale positivo, momento alto con l'apologia della dignità della donna ma anche con la sorpresa del perdono al marito ingannatore, interviene Fo: «Davanti a un "e vissero tutti felici e contenti" tanto scontato e squallido non ho potuto fare a meno di indignarmi e mi sono ribellato, ma con impaccio: non è cosa di tutti i giorni decidere di contestare e correggere il più grande novellatore italiano e il maggiore uomo di teatro della cultura anglosassone (novella ripresa in Cymbeline da Shakespeare). A darmi coraggio è stato Bernard Shaw che nel prologo dell'opera inglese dichiara: "Anche i grandi autori ogni tanto incappano in soluzioni sceniche di basso livello... è lì che bisogna entrare in loro soccorso e salvare il testo". E così sono intervenuto a piedi giunti, capovolgendo il finale di entrambi i testi».

Tra le altre storie, Andreuccio, domatore di cavalli venuto a Napoli per mercato, è ingannato da una bella tiratrappole che si spaccia per sua sorella, lo deruba e avvia per lui un giro di guai che lo portano perfino a precipitare nello sterco (2, V). Il correttore Fo nel suo finale assolve la donna: «E io benedico quella latrina che t'ha salvato! Te giuro che sarò bona e che non te arrobberò più veruna cosa, salvo lo core! D'altra parte che ce voi fare: io sono fémmena ma brigante e ogni tanto me capita de arrobbà e ammazzà... stàtte accorto!» Così Lisabetta da Messina, per una vendetta dei fratelli che le danno la testa mozzata dell'amato in un vaso (4, V), alla fine si ridesta da un'illusione circense e riabbraccia Lorenzo avvolto in bende ma sano; il beffato Calandrino invece, convinto dagli amici di diventare invisibile con un'elitropia, una pietra magica (8, III), indossa abiti da vescovo e, aiutato dalla fortuna, compie uno straordinario gesto diventando eroe. In ogni racconto, Fo sa creare con la sua arte della parola un brivido di piacere che sfiora la grandezza di Boccaccio.

Stefano Vicentini
fonte: bresciaoggi.it

 

 

 

 

"Il Boccaccio riveduto e scorretto" lo trovate su commercioetico.it


Dario Fo al Salone del Libro: ''Oggi non c'è la satira, c'è la barzelletta, lo sfottò''

Torino, 14 mag. (Adnkronos) - "Oggi la satira non c'è, c'è la barzelletta, lo sghignazzo più triviale, ma la differenza tra l'ironia e lo sfottò è fortissima, una impone l'eleganza, l'altro è becero e razzista".

Così il premio Nobel Dario Fo, al Salone del Libro per presentare un libro sul Boccaccio curato da Franca Rame riflette con i giornalisti sul ruolo della satira oggi. "La satira è lo specchio che determina il rovesciamento dell'ovvio e del banale - sottolinea Fo - mette per così dire il re in mutande, ne evidenzia l'ipocrisia, oggi invece tutto è affidato alla barzelletta, al sarcasmo verso i più deboli, i sofferenti quelli che nella vita non hanno avuto fortuna".

E oggi - conclude il premio Nobel - "la politica si basa sulla menzogna, sull'ipocrisia, sulla trappola, dove l'altro è il nemico".

 

fonte: notizie.it